28 Aprile 2012 –
28 Aprile 2013…una giornata da RICORDARE
per il movimento
animalista e non solo…
28 APRILE 2013,
ORE 14 MANIFESTAZIONE A ROMA
da Piazza della
Repubblica “Animal liberation day”.
L’UNIONE
SINDACALE ITALIANA USI, storica confederazione sindacale fondata nel 1912,
autorganizzata, autogestita e autofinanziata, ricorda che un anno fa, il 28
aprile 2012, il movimento di liberazione animale ha segnato un punto a suo
favore, attraverso una azione diretta liberò dal canile lager di “Green Hill”,
a Montichiari nel bresciano, i cani che vi erano tenuti segregati. Anche l’Usi
si schierò per la chiusura di Green Hill e dei canili – prigione.
Oggi quel canile
lager è chiuso, ma la lotta per eliminare le discriminazioni e i soprusi nei
confronti delle “istituzioni totali”, che tengano imprigionati senza il
rispetto di condizioni dignitose di vita gli esseri viventi, persone o animali
che siano, non è finita, come non è finita la lotta per veder riconosciuti sul
pianeta Terra, gli elementari diritti civili, il contrasto alla pena di morte,
in Italia una legge che sanzioni il reato di “tortura” (il caso di Genova 2001
ce lo sta a testimoniare).
Per l’USI, proprio per il suo ormai
centenario percorso di autorganizzazione per l’emancipazione delle classi
lavoratrici e dei settori sfruttati, non è scindibile anche il sostegno ai
movimenti che si pongano l’obiettivo della “liberazione animale” dai lager, dal
contrasto alle pratiche vivisezionistiche, da un modo di praticare la ricerca
scientifica non per trovare soluzioni che facciano avanzare lo stato di
benessere per tutta la collettività nel rispetto dell’ecosistema, ma che usano
animali e…persone come CAVIE.
La ricerca
scientifica anche quella in campo medico-farmaceutico e sanitario, deve essere
svincolata dalla finalità di chi la finanzia, di poter ottenere profitti con le
applicazioni e gli sviluppi dell’evoluzione scientifica, va contrastata la
ricerca bellica, come quella che senza troppi scrupoli, pratica la vivisezione
sugli animali. Anche coloro che nelle multinazionali farmaceutiche (ma lo
stesso vale per chi “testa” prodotti o usa metodi non corretti per i c.d.
“prodotti di bellezza”…), si vantano di sacrificare le cavie per medicine o
cure mediche o terapie costose, per
mantenere in vita “gli ammalati” in un modello, quello capitalistico, che
produce morte, miseria, sfruttamento, non certo per filantropia, non certo per
garantire il benessere di tutti e tutte anche di chi cure costose non se le
potrebbero permettere, ma per la difesa di loro profitti e interessi, sono
complici comunque acquiescenti di tale
modello e di certe pratiche.
Lo stesso vale
per il concetto di “canile”, di “gattile”,
non possono essere accettati senza lottare metodi simili a quelli delle carceri
o degli istituti psichiatrici pre-riforma Basaglia, l’esperienza maturata da
chi lavora nei canili sulla ricerca di metodologie alternative a quelle usate
comunemente, il superamento dei classici
luoghi comuni di tipologie di cani “pericolosi” e di cani “da salotto”,
l’abolizione della pratica della soppressione di cani “randagi” e le campagne
contro l’abbandono lo stesso contrasto al
randagismo, sui quali anche le strutture sindacali Usi nei canili comunali di
Roma Capitale hanno iniziato a cimentarsi (dopo aver vinto la prima lotta al
precariato dilagante di chi ci lavorava), sono situazioni sulle quali
riflettere e mobilitarsi.
Superare il
modello capitalistico e i sui effetti devastanti, significa anche superare le
discriminazioni e costruire una nuova umanità nel rispetto della natura.
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