martedì 22 luglio 2014

ASSEMBLEA CON CONFERENZA STAMPA 23 LUGLIO SALA DEL CARROCCIO


UNIONE SINDACALE ITALIANA USI fondata nel 1912

e mail usi usiait1@virgilio.it, fax 06 77201444 tel 06 70451981


sito nazionale ufficiale www.usiait.it,


 

RETE MUNICIPALIZZATE ROMA (rappresentanza sindacali aziendali e coordinamenti di lavoratrici e lavoratori di Zètema P.C., Farmacap, AMA Spa, Risorse per Roma Spa, Roma Multiservizi Spa, ATAC, Canili comunali)

 

Coordinamento lav. coop sociali, enti del terzo settore e onlus


 

Roma, 20 luglio 2014

 

ALLE SEGRETERIE DI REDAZIONE, COLLETTIVI E SEGRETERIE REDAZIONALI DI ORGANI RADIO E STAMPA, RADIO-TV, GIORNALI. 

 

OGGETTO: INVITO A PARTECIPARE ALL'INCONTRO PUBBLICO PROMOSSO PER IL 23 LUGLIO 2014, DALLE 16.30 ALLE 19.30 ALLA SALA DEL CARROCCIO (Campidoglio, già autorizzata) – CAMPIDOGLIO, su “Aziende e società pubbliche e partecipate di Roma Capitale...quale futuro?", con presenza di diverse rappresentanze di lavoratori e lavoratrici, invitati i Capigruppo consiliari, presidenti commissioni consiliari e consiglieri di Roma Capitale.

 

Si invitano le SS.LL. a partecipare all’incontro pubblico, promosso da diverse rappresentanze sindacali  e da coordinamenti di lavoratori e lavoratrici, sulla questione indicata nell’oggetto. L’occasione è per fare il punto e un confronto, sulle vicende relative alle aziende pubbliche e partecipate, ai servizi gestiti in forma esternalizzata di Roma Capitale, alla luce del “piano di rientro” di Roma Capitale e nell’imminenza della discussione e approvazione del Bilancio di Roma Capitale 2014 e 2014 – 2016, da parte dell’Assemblea Capitolina.

Una questione, quella della Capitale d’Italia, che ha inevitabilmente un rilievo nazionale alla luce del decreto sugli “Enti Locali”, nel quale è contenuta la disposizione del c.d. “salva Roma”, con materiale in distribuzione.

Saremmo lieti di una vs. presenza all’incontro pubblico, per la necessaria e doverosa attività di informazione e comunicazione, anche del punto di vista di chi lavora ed eroga i servizi per conto di Roma Capitale.

Si ringrazia per l’attenzione, si inviano i nostri distinti saluti e buon lavoro.    

Per chi volesse, poi, a questo link (
http://webtv.camera.it/archivio?id=6679&position=0)

è possibile visionare la conferenza stampa che è stata svolta dall'USI, mercoledì 16/7 u.s., presso la Camera dei Deputati, con il deputato on. Zaccagnini del gruppo misto, proprio sul tema del bilancio di Roma Capitale, "Salva Roma" e "Piano di rientro".

Inoltra per Usi Prof. Giuseppe Martelli cell. 339 5001537

 Serenetta Monti (RSU/USI) – RETE MUNICIPALIZZATE ROMA

e mail serenettam@gmail.com, cell. 377 5078494

 

Guerra: diventare e rimanere umani

Rimini, 20 luglio 2014 - per pubblicazione, diffusione e divulgazione, grazie

Associazione Marinai di Salvataggio Provincia di Rimini
Guerra: Diventare e Rimanere Umani

Appello ai cittadini e alle cittadine
Trascorriamo le nostre giornate sulle rive del nostro Mare per far sì che altre persone non muoiano. Dall'altra parte del Mediterraneo, in questo momento si macellano uomini, donne, vecchi e bambini. Purtroppo lo stesso avviene in Ucraina e in tutte le guerre in giro per il mondo.

Ecco, vogliamo fare un appello per una riflessione di fronte a questa chiara immagine che rimanda nitida alla divisione del mondo. Da una parte uomini impegnati a cercare di uccidere , torturare, annientare, invadere, creare guerre per mercati di armi, dalla'altra uomini impegnati umilmente a prevenire, curare, salvare e creare autonomia e autogoverno tra cittadini del mondo. Tra questi ultimi vorremmo essere sempre piu numerosi.
Da che parte stare? Tocca a tutti scegliere, anche l indifferenza decide!
(Martedi ore 20. 30 manifestazione arco d'augusto di Rimini per sostenere gli aiuti umanitari.)

Sottoscrivono la condanna di tutte le guerre contrapponendosi con la solidarietà attiva: (firma e diffondi)
Unione sindacale Italiana Marinai di Salvataggio autorganizzati Rimini
Assoc. Gattorossogattonero

domenica 13 luglio 2014

PER UNA RIPRESA DELLA LOTTA NELLE SCUOLE


 

Unione Sindacale Italiana fondata nel 1912 –

Largo G. Veratti 25 00146 Roma tel. 06 70451981 fax 06 77201444

USI SURF Sindacato nazionale autogestito Scuola Università Ricerca e Formazione


sito nazionale ufficiale www.usiait.it,

archivio storico www.usistoriaememoria.blogspot.com,

 

RIPRENDIAMO LA LOTTA NELLE SCUOLE – OPPONIAMOCI ALLE PROPOSTE DEL GOVERNO

 

         Il Congresso nazionale dell’UNIONE SINDACALE ITALIANA, storica confederazione nata nel 1912, svoltosi a Roma dal 4 al 6 luglio 2014, valutando la difficile situazione in cui versano l’Istruzione nel suo complesso, la Ricerca e la Formazione e l’attacco che in continuazione subiscono da chi vuole trasformare tutto in un grande mercato, dove anche sui servizi pubblici si possano fare profitti e che in questi giorni vede nuovamente colpita la scuola pubblica DECIDE di riunificare le sue strutture esistenti e di dar vita al sindacato nazionale autogestito della Scuola, dell’Università, della Ricerca e della Formazione: USI SURF. Un sindacato che per sua scelta sarà aperto oltre che ai lavoratori, ai genitori e agli studenti maggiorenni per dare una maggiore forza alle mobilitazioni in difesa dell’Istruzione pubblica.

         Le prime scelte del sindacato sono state quelle di aderire alla tre giorni di mobilitazione dal 13 al 15 luglio. Il primo giorno in forma seminariale (ed è allegato a questo documento la relazione presentata da una nostra RSU); il 14 con una Assemblea Nazionale aperta (indetta dall’UNICOBAS) sotto forma di un sit-in al MIUR di Viale Trastevere a partire dalle 15,30 (al quale è stata data l’adesione anche del Comitato 5 aprile – snodo romano della Rete nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro e nel territorio di cui l’ Usi è tra i fondatori – che riproporrà anche la sua scheda sulla situazione delle scuole romane); il 15 con un presidio a Montecitorio a partire dalle ore 9 (indetto dall’assemblea delle scuole romane).

         L’USI SURF che come USI SCUOLA ha coperto in questi ultimi anni anche le lotte dei Coordinamenti precari (l’ultima volta l’11 aprile) è d’accordo nella proposta di costruire una Manifestazione Nazionale in difesa della scuola pubblica per la fine di Luglio, di lanciare uno sciopero nazionale per il 26 settembre, di lavorare per un patto di tutto il sindacalismo di base per un’unica lista nazionale per le prossime elezioni delle RSU, per dar vita a Coordinamenti cittadini al di là delle sigle di RSU e lavoratori, di disporre delle strutture della Confederazione e degli studi legali che vi collaborano per le prossime iniziative, di continuare a lavorare per la costruzione di un grande movimento di cittadini, studenti e lavoratori in difesa dell’Istruzione pubblica, della Ricerca e Formazione in un contesto europeo e internazionale.

         L’USI SURF lancia anche una campagna di tesseramento aperta a tutti/e per sviluppare l’autorganizzazione in un settore strategico per la  vita di una nazione.

 

La scuola in un contesto europeo.

Relazione a cura di Nair Magnaghi – ATA - RSU USI Per seminario sulla scuola del 13 luglio 2014 a Roma

 

Per prima cosa, vanno sfatati alcuni luoghi comuni che sono purtroppo alla base del giudizio dei cittadini sul lavoro degli insegnanti e quindi suffragano le scelte di riforma più disgraziate.

Partiamo dall’orario di insegnamento dei docenti,  che si dice sia al di sotto degli standard europei e che quindi giustificherebbe le basse retribuzioni.

In realtà i docenti italiani hanno un carico di ore di lezione settimanale superiore alla media europea sia nella primaria, con 22 ore contro19,6, che nella secondaria superiore, con 18 ore contro 16,3, e un orario identico nella secondaria inferiore, con 18 ore contro 18,1.

Il secondo pregiudizio riguarda l’eccessivo numero dei docenti. In questo caso teniamo presente la particolarità del sistema scolastico italiano, dove esiste da quarant’anni, unici in Europa e forse nel mondo, la pratica dell’integrazione, in tutti gli ordini e gradi di scuola, degli alunni con disabilità, con la figura specifica degli “insegnanti di sostegno”, va considerata  l’altra peculiarità del nostro sistema,  ossia l’alto numero di ore di lezione per gli studenti.

Quindi applicando alle statistiche europee, tanto sbandierate il correttore della presenza degli insegnanti di sostegno che rappresentano il 9% dei docenti nella primaria, il 12% nella secondaria di primo grado ed il 4,8% in quella di secondo grado, avremmo un numero complessivo di insegnanti pari alle medie europee.

Inoltre il tempo pieno nella scuola primaria e il tempo prolungato nella scuola media, che rappresentano un’ulteriore particolarità del nostro sistema scolastico, rispetto a quelli europei, fanno si che per quella fascia di età, i nostri tempi scolastici siano in assoluto i più estesi, con la necessità di maggior personale e quindi incidono anche nel rapporto numerico studenti/docenti.

Altra “leggenda metropolitana” che ci riguarda, è smentita dal dato che il numero medio di studenti per classe in Italia (21,3) ci vede leggermente al di sopra della media europea del21,1. A parità di prestazioni lavorative ci si dovrebbe aspettare una retribuzione più o meno simile a quella dei colleghi europei, ma è qui che in Italia ci si distingue, rispetto ad altri Paesi della U.E.,  in termini assoluti e relativi.

La retribuzione dei docenti italiani si colloca sempre sotto la media dei paesi euro, con uno spread che parte da 4.000 euro all’inizio carriera fino a 10.000 al suo termine.

Se misuriamo le retribuzioni dei docenti in base ad un parametro maggiormente sofisticato, ossia il PIL medio di ogni paese (il rapporto che descrive il tenore di vita e lo status sociale), si scopre che le retribuzioni iniziali ci assicurano un tenore di vita al di sotto di quello medio italiano, con un incremento dopo 35 anni di attività, che non supera una volta e mezza quello iniziale e con un trend di crescita ben al di sotto della media europea. I dati europei ci offrono inoltre spunti di riflessione su di un aspetto, che in Italia nuovamente assume delle particolarità. Le procedure di selezione di nuovi insegnanti sono ferme da anni, ciò contribuisce ad innalzare l’età media del nostro corpo docente e a creare una vastissima area di precariato, insieme ai provvedimenti sul pensionamento che ne rallenta i ritmi.

 

da ansa.it – BRUXELLES – L’Italia e’ tra i paesi Ue ‘maglia nera‘ che, sotto la pressione della crisi, tra il 2010 e il 2012 hanno effettuato i tagli piu’ pesanti al bilancio della scuola. E’ quanto emerge da uno studio realizzato a cura della Commissione Ue. A ridurre gli investimenti nell’istruzione sono stati 20 tra paesi e regioni Ue, ma a superare quota 5% sono stati solo Italia (-3,8% nel 2011 e -6,8% nel 2012), Grecia (record di -17% nel solo 2011), Portogallo, Cipro, Ungheria, Lettonia e Lituania. Tagli inferiori ma comunque significativi, dall’1% al 5%, in Irlanda, Spagna, Slovenia, Slovacchia, Polonia, Estonia, Bulgaria, Repubblica Ceca e Belgio francofono.

Ad aumentare la spesa per la scuola, invece, sono stati solo Lussemburgo, Malta, Austria, Svezia e Finlandia. Dallo studio Ue emerge anche che gli stipendi degli insegnanti sono stati ridotti o congelati in 11 paesi tra cui l’Italia, che ha registrato un calo dei costi per le risorse umane del 5% nel 2011 e del 6% nel 2012.

I tagli hanno anche causato riduzioni nel numero dei docenti in 10 stati, Italia inclusa, dove nel 2010 e’ calato del 6%, anche per effetto della legge 133/2008.

Drastico taglio alla formazione degli insegnanti, che in  Italia è stata ridotta del 50% tra 2011-2012 anche in ragione della legislazione introdotta nel 2010. Nell’ultimo biennio, inoltre, ben due terzi dei paesi europei hanno chiuso o fuso tra loro istituti scolastici, e in Portogallo, Polonia, Slovacchia, Danimarca e Islanda il contesto economico è stato indicato come uno dei ”principali fattori”, mentre in Italia come ”la principale ragione”.

La scuola italiana ha pagato quindi un prezzo altissimo alle politiche di bilancio imposte dall’Unione Europea: decine di migliaia di posti di lavoro tagliati nel 2012, sono stati 124.292 rispetto al 2007, con il massacro dei precari, blocco dei contratti e pensioni, riduzione del tempo scuola, degrado di strutture e servizi...esternalizzazione di molti servizi (pulizie, mense, attività integrative per alunni-e disagiati o con disabilità). Più forte che mai resta la pres­sione a destrut­tu­rare i con­tratti nazio­nali nella scuola, diver­si­fi­cando le car­riere dei docenti in base al «merito» e alla «pro­dut­ti­vità» e non sull’anzianità di ser­vi­zio. Per la Com­mis­sione Ue biso­gna raf­for­zare la valu­ta­zione nel sistema edu­ca­tivo: più test Invalsi per tutti, come vuole la peda­go­gia neo-liberale. Bru­xel­les insi­ste, inol­tre sul «modello tede­sco» nella scuola, l’apprendimento basato sulla for­ma­zione pro­fes­sio­nale e l’apprendistato. Austeri fino alla fine, neo-liberisti senza spe­ranza. A Bru­xel­les c’è chi ha un’idea di società e in Ita­lia chi la fa rispet­tare. Costi quello che costi…

LA “NUOVA EUROPA”…

La “nuova” Europa, si propone di riformare il sistema scolastico ed educativo nei paesi dell’unione. I capisaldi di questo percorso sono stati il “processo di Bologna” e il “Trattato di Lisbona”, che definisce il percorso di integrazione delle istituzioni europee, nato nel 2007 ed entrato in vigore nel 2009 . Per la parte riguardante la scuola, si tratta di costruire uno Spazio europeo della ricerca (trattato di Lisbona) o spazio europeo dell’istruzione superiore (Bologna), ma si può definire il… Mercato europeo della conoscenza. Apparentemente i documenti  sembrano molto sensati,  leggendo tra le righe, si  capisce la vera trama di questi accordi di cui esiste una parte occulta.

Si tratta di riforme, che si inseriscono in un’ottica neoliberista,  dove si identifica la formazione, l’istruzione e la cultura non più come un diritto di cittadini e cittadine e un servizio erogato dallo stato o da pubbliche amministrazioni, che è la  base del nostro concetto costituzionale di scuola pubblica e gratuita, ma come una merce, con un alto valore e soggetta alle leggi di mercato, che ha come corollario la ridefinizione dei soggetti che lavorano o che usufruiscono del sistema.

Termini come social accountability,  assessment, audit society, value for money diventano il vocabolario comune di questo approccio basato sul documento OCSE   “The knowledge based economy” ed in generale sul sistema educativo di tipo angloamericano.

Essenzialmente gli strumenti tecnici cardine di questo percorso sono i test, sui quali si basa la valutazione dell’apprendimento degli studenti, dalla quale deriva la valutazione del lavoro e la capacità dei docenti e quindi la loro retribuzione, con il non secondario aspetto dei dirigenti scolastici trasformati in managers e l’istituzione scolastica in unità produttiva.

In Inghilterra e Stati Uniti, dove sono in vigore da anni, queste politiche di “assessment”, hanno creato un mercato concorrenziale tra scuole, la proliferazione di agenzie di valutazione estranee al mondo scolastico, pubbliche o private, la perdita di prestigio, di iscrizioni ed il degrado fino alla soppressione di scuole periferiche, frequentate da settori della popolazione economicamente e culturalmente più deboli e disagiati, con l’alimentazione di un circolo vizioso, visto che i finanziamenti sono erogati sulla base della performance, compresi  i salari dei docenti.

Altro effetto è un impoverimento dei contenuti dell’insegnamento, omologandoli in una scelta di metodologie standardizzate, finalizzate al superamento dei test, uno svilimento del ruolo e della libertà dei docenti.

Si assistiamo alla divaricazione sempre più accentuata tra scuole elitarie, con grandi possibilità economiche, possibilmente private, quindi fonti di guadagno, che hanno lo scopo di formare la classe dirigente politica o l’elite tecnica perfettamente funzionale al progetto di società che sta avanzando e la  scuola pubblica sempre più povera, degradata, spogliata di ogni valenza di costruzione di un pensiero critico e di una cultura generale, per la formazione della forza lavoro salariata attraverso una cultura utilitaristica, parcellizzata, totalmente sottomessa all’organizzazione del lavoro, al dispiegamento del potere ed alla valorizzazione  del capitale.

In questa ottica di distruzione della scuola,  rientra la politica dei tagli delle borse di studio, sorta di ripartizione della ricchezza,  in generale la scelta di far ricadere sui singoli i costi ed i rischi  della loro formazione, in una folle  competizione, come è ben rappresentato dai vari percorsi dei nostri precari attraverso agenzie formative pubbliche o private che nascono come funghi.

Ognuno diventa  “imprenditore di sé stesso”, in un mercato della qualificazione e della vendita della forza lavoro, tecnicamente e politicamente costruito e comandato.

Per quelli che saranno espulsi o lasciati ai margini, sulla base del modello tedesco, ci sono le scuole professionali tanto caldeggiate dalla UE,  con percorsi di apprendistato e scuola/lavoro, il” just in time” della produzione di merci applicato alle risorse umane.

C’è anche un aspetto ideologico, politico di questa scelta: non si persegue solo l’obiettivo di piegare il sistema formativo verso un’ottica mercantile, ma di piegare anche gli individui, di formare dei perfetti consumatori e forza lavoro docile e flessibile.

Gli apparati di controllo della formazione sono gli stessi applicati nella produzione di merci e servizi. La reperibilità, la classificazione, la formattazione degli individui sono strumenti indispensabili al funzionamento del controllo sociale.

Sotto la copertura della modernizzazione e dell’efficacia, l’educazione nazionale dà il suo contributo alla costruzione della società securitaria, soprattutto se si pensa alla giovane età dei soggetti plasmati da un sistema educativo cosi omologante.

Ora è chiaro a tutti che la causa della nostra infelicità sono le politiche di austerità imposte dalle banche, dal sistema finanziario e dalla “troika”, che hanno infierito sui sistemi educativi in tutto il mondo.

Il contrasto a tali progetti ah visto svilupparsi percorsi di lotte nei paesi europei e non con in testa la Grecia e il Messico, ma Spagna e  Bosnia, in altri continenti Uruguay, Brasile, che hanno molto da insegnarci, soprattutto sulla capacità dei movimenti di ricondurre e unificare le lotte.

La nostra speranza di vittoria e di contrasto efficace a queste tendenze e progetti, come oppositori alla miseria del presente e a quello del prossimo futuro,  sta nel riconoscerci e unirci alle lotte degli altri, dobbiamo allargare il nostro orizzonte ed estendere le iniziative locali coordinandole con quelle a livello europeo e internazionale. Anche per questo, si è formata la Rete europea del sindacalismo di base e alternativo, che in Italia è rappresentata da USI, Cub e Unicobas, Rete che ha al suo interno un nucleo di coordinamento sulle questioni scolastiche ed educative (che ha tenuto il 21 settembre 2013 a Roma un suo primo incontro di confronto), ma anche quella di solidarietà e lotta a livello globale, sulla spinta di strutture e lavoratori e lavoratrici della scuola del sud America…  

L’USI informa anche tutti i cittadini/lavoratori della battaglia che sta conducendo contro il decreto SALVA(AMMAZZA)/ROMA ed il piano di rientro proposto dalla Giunta direttamente al Governo (che prevede tagli ai servizi e alle aziende partecipate e comunali) che vedrà presenti le sue strutture in occasione delle sedute per il Bilancio per opporsi ad ogni taglio e licenziamento e che MERCOLEDI’ 16 LUGLIO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI, insieme ad eletti nel gruppo misto, ha organizzato una Conferenza stampa dalle 13 alle 14.

PROBLEMA "CAPITALE", QUESTIONE NAZIONALE

La legge (DL 06/03/2014, n. 16, convertito in L. 02/05/2014, n. 68), obbligatutti gli EE.LL. italiani con difficoltà finanziarie a:

  • approvare un piano triennale 2014-16 di rientro dal debito;
  • sciogliere e/o cedere le partecipazioni in società che producano beni e servizi non strettamente necessari per le finalità istituzionali dell'ente, comprensivo di licenziamenti di dipendenti (per i quali si prevedono "aiuti all'impiego");
  • recupero dei soldi dati ai dipendenti (vedi: salario accessorio) "in violazione dei vincoli finanziari alla contrattazione integrativa" (cfr. Relazione ispettiva del MEF e proposte di modifiche peggiorative dei contratti decentrati);
  • privatizzare il più possibile i servizi pubblici.

Roma è la capitale, ovvero la città nella quale queste linee-guida devono essere applicate in maniera "esemplare" - questa pare essere la precisa volontà del Governo Renzi - e il Sindaco Marino ha messo a punto un piano molto impegnativo con il quale intende ridurre di 445 mln le spese correnti: il piano taglia opportunamente, finalmente, antichi sprechi e spese improprie o sbagliate; ma, purtroppo, anche settori e servizi pubblici gestiti direttamente o attraverso le sue società partecipate. Le cessioni e le fusioni, i tagli ai finanziamenti di queste ultime, quindi, mettono a rischio anche molti posti di lavoro, o quanto meno prevedono riduzioni orarie e salariali e corrispondenti riduzioni dei servizi forniti ai cittadini (ad esempio, le riduzioni delle corse degli autobus, già iniziate; oppure, le riduzioni dei finanziamenti a scuole e asili nido pubblici, a favore di quelli privati convenzionati). E infine, attraverso il progetto di modifica del contratto aziendale (il c.d. "integrativo decentrato") che sta discutendo con i sindacati, anche il salario accessorio dei dipendenti capitolini, compreso tra il 20% e il 30% dello stipendio netto, verrà decurtato notevolmente.

Parlando di quello che sta succedendo a Roma, dunque, parliamo di un progetto preciso del Governo, che riguarda tutti gli Enti Locali italiani.

 

Fotinprop.LargoVeratti25.Roma.Luglio2014

mercoledì 2 luglio 2014

SULLA CRISI FINANZIARIA DI ROMA CAPITALE


 

NOTE INTRODUTTIVE ALLA CRISI FINANZIARIA DI ROMA CAPITALE

 

 

Quello che il Salva Roma ha predisposto per il Comune di Roma altro non è che un commissariamento mascherato, neanche troppo bene.

Come si può chiamare, infatti, l'imposizione di un "Piano di Rientro" che deve riequilibrare il dissesto finanziario di Roma Capitale che si protrae da decenni e che non prevede il coinvolgimento dell'Assemblea Capitolina?

Il Piano di Rientro, impone infatti tagli, svendite, esternalizzazioni e fusioni per ripianare il debito... con le banche. E vede il dialogo solo tra Governo e Giunta di Roma Capitale. Nessuno, però, si è preso la briga di approfondire gli effetti di questi grandi progetti economici: migliaia di lavoratori in apprensione per i proprio posti di lavoro e cittadini che non sanno cosa avverrà nell'erogazione dei servizi. Certo è che alcuni effetti di queste politiche, descritte con annunci eclatanti sulle presunte soluzioni a tutti i mali del mondo, già si vedono. Ad esempio, il punto INCONTRAGIOVANI di largo Corrado Ricci, che da quindici anni insiste sul territorio del centro storico e che ha intessuto relazioni sociali ed indirizzato centinaia di giovani e meno giovani nel mondo del lavoro, è stato chiuso da un giorno all'altro per cessata locazione. Sì, perché Roma Capitale, in tempi di austerità, ha deciso di applicare la "spending review", risparmiando sugli affitti a privati; peccato che si sapesse già da sei mesi quando  sarebbe scaduto il contratto; ma nessuno ha predisposto decentemente la chiusura e relativo spostamento dello sportello e del servizio stesso. Ma tant'è!

Nel Piano di Rientro, inoltre, si punta l'indice sulle "municipalizzate", intese come pozzi senza fondo che non hanno saputo diventare virtuose e non sono diventate produttive. Grandi società con migliaia di lavoratori e lavoratrici, come AMA e ATAC, vengono considerate come ricettacolo di assenteisti colpevoli di aver rovinato il trasporto romano o la gestione dei rifiuti. Non ci si sofferma, però, sulle inchieste in corso che riportano l'attenzione sui veri colpevoli del dissesto finanziario: dirigenze troppo politicizzate che, in un caso, hanno persino fatto clonare i biglietti per il trasporto per "devolverne" il ricavato alle forze politiche. Nell'altro caso, si è ricorsi alla chiamata diretta per assumere amici e parenti ("parentopoli").

E ora? Chi dovrebbe pagare per l'incapacità dell'Ente Locale di applicare le funzioni di vigilanza e controllo su queste dirigenze? I lavoratori - nel caso venissero stravolte le loro collocazioni - e il servizio stesso, se venissero privatizzate tali aziende. Stesso metro di giudizio   è stato applicato nell'ambito dei servizi sociali, perché anche la società FARMACAP, che gestisce servizi socio-assistenziali (come il telesoccorso) e le farmacie comunali, è nel centro del mirino. Quello che non si sa è che di tale società è stato presentato un doppio bilancio nel 2011: il primo in attivo, il secondo con un debito di 15 mln di euro. Cosa è successo non è dato sapere: fatto sta che l'OREF nella sua relazione evidenzia una gestione non in linea con il dettato del TUEL.

Il Piano di Rientro condiziona pesantemente il bilancio preventivo 2014 e triennale 2014-16 di Roma Capitale. Se tagli ci saranno a monte (con il Piano di Rientro), a valle ci saranno ghigliottine. Basti leggere la relazione introduttiva del Sindaco Marino sulla bozza di bilancio della Giunta che il Consiglio discuterà, modificherà (?) e approverà tra pochi giorni - e si può capire anche l'inversione di tendenza nell'ambito della cultura. Attualmente la società in house Zètema Progetto Cultura srl, gestisce, tra l'altro,   il sistema dei Musei Civici che comprende musei più o meno visitati. Nella relazione il sindaco Marino punta l'indice contro i musei meno visitati (ma ancora importanti!), dichiarando che verranno aperti da volontari e l'ingresso sarà gratuito. Un esempio di quanto questo approccio di facciata sia superficiale lo si ha verificando l'elenco di tali musei "piccoli": viene indicata, infatti, anche la "Villa di Massenzio", con entrata, oggi, a pagamento, che vede all'interno della sua area anche il Circo di Massenzio, appena restaurato. Restauro costato circa 870.000 euro. E ora si aprirà gratis? Mistero delle politiche economiche di un sindaco commissariato.

Altre società come Risorse per Roma, per esempio, oggi gestiscono il patrimonio immobiliare del Comune e si occupato del condono, con personale tecnico altamente specializzato. Eppure, anche per società come questa (nonostante abbia un bilancio in attivo) si vocifera di dismissioni o fusioni (con Roma Metropolitane).

Fatte queste premesse, ci si domanda come bisognerebbe realmente agire per difendere la "res publica". Le aziende municipalizzate, sono state create per esportare all'esterno dell'Ente Locale dei servizi fino ad allora prestati dall'Ente Locale stesso. Si doveva risparmiare. La realtà è che le privatizzazioni hanno fallito gli obiettivi e hanno portato al collasso diversi Comuni. Eppure si continua in quella direzione per "fare cassa".

Occorre, al contrario, un'inversione di tendenza. In tempi in cui il nostro Presidente del Consiglio in Europa riesce a a riaprire le maglie della gestione del debito, in Italia bisogna aprire le maglie del Patto di Stabilità interno. Bisogna infatti operare un monitoraggio degli effetti che produrrebbe la RE-INTERNALIZZAZIONE di determinati servizi in termini di benefici economici per gli Enti Locali. Perché è noto che, attualmente, un lavoratore di un'Azienda municipalizzata (qualunque sia il tipo di CCNL ad esso applicato) costa molto più di un dipendente pubblico: infatti, il costo comprende il profitto garantito (con i soldi dei contribuenti) dell'Azienda, con le inevitabili conseguenze sul servizio erogato. È necessario perciò fare un passo indietro, per ricavare benefici economici che consentano un balzo in avanti: sia in termini di erogazione dei servizi, sia in termini di risparmio, ma soprattutto per la tutela dei posti di lavoro ed il mantenimento degli attuali livelli professionali e della qualità dei servizi ai cittadini.

 

 

Unione Sindacale Italiana fondata nel 1912 –

Segreteria Generale Nazionale Confederale

Largo G. Veratti 25 00146 Roma tel. 06 70451981 fax 06 77201444


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I TAGLI DI BILANCIO DI ROMA CAPITALE ....


I TAGLI DI BILANCIO DI ROMA CAPITALE:

FARE IN 3 ANNI QUELLO CHE NON SI È FATTO IN 60 ANNI ?

 

 

     Nei drastici e drammatici tagli di bilancio di Roma Capitale (preventivi anno 2014 e triennale 2014-16), che la Giunta Marino sottoporrà a giorni al voto del Consiglio di Roma Capitale, un ruolo determinante ce l'ha indubbiamente il governo nazionale. C'è una legge (DL 06/03/2014, n. 16, convertito  in

L  02/05/2014, n. 68) che, pur concedendo più giorni di tempo per tutti gli EE.LL. Italiani, inclusa Roma Capitale.  conferma l'obbligo di:

      approvare un piano triennale 2014-16 di rientro dal debito; 

      sciogliere e/o cedere le partecipazioni in  società che producano beni e servizi non strettamente necessari per le finalità istituzionali dell'ente, comprensivo di licenziamenti di dipendenti (per i quali si prevedono "aiuti all'impiego");

      recupero dei soldi dati ai dipendenti (vedi: salario accessorio) in violazione dei vincoli finanziari alla contrattazione integrativa" (cfr.  Relazione  ispettiva del MEF e proposte di modifiche peggiorative dei contratti decentrati);

      privatizzare il più possibile i servizi pubblici. 

 

     Un atto fondamentale come la proposta di bilancio preventivo  2014  e triennale 2014-16, approvata  dalla Giunta Marino il 30 aprile,  non solo non  è stato reso pubblico, ma  non ne è stato neppure dato cenno al tavolo di trattativa centrale tra Amministrazione e OO.SS. - che, da parte loro, non l'hanno nemmeno  richiesto! L'unico sindacato che lo ha  fatto, rivolgendosi ad  alcuni  Consiglieri capitolini per averlo,  è  stato l'USI.  Si  tratta di alcune centinaia  di pagine  che contengono molti dati e una certezza: se questo bilancio sarà approvato senza radicali modifiche, la demolizione dei servizi pubblici locali di Roma Capitale sarà tra pochi mesi una realtà irreversibile.

 

     Sarebbe stato invece fondamentale aprire subito un  dibattito ampio, determinando la consapevolezza del gravissimo pericolo che incombe e chiedendo al Consiglio di Roma Capitale di cancellare la parte dei tagli dei finanziamenti per i servizi pubblici alla città,  dei posti di lavoro nelle società partecipate, del  salario accessorio dei dipendenti capitolini. E di approvare, invece, le misure di riduzione di spese inutili e sprechi, dei super-stipendi e del numero di dirigenti, di  maggiore  equità di trattamento  verso cittadini e lavoratori, sono  la  parte  da salvare  del  bilancio preventivo. 

 

        Anche le garanzie ripetutamente date dalla Giunta Marino sul mantenimento integrale degli stipendi dei dipendenti capitolini (circa 24.000 persone), sono solo virtuali. Infatti, pur se lo stanziamento di 158 mln per il salario accessorio 2014 fu ratificato dalla Giunta già a dicembre 2013, senza un euro di meno rispetto al 2013, dopo il 31 luglio 2014 svaniscono le “garanzie” che quei soldi saranno effettivamente dati al personale (si tratta di una quota compresa tra il 20% e il 30% del salario netto): oltre al pericolo del famigerato "conguaglio" governativo su  quanto percepito  “indebitamente” in precedenza, l'Amministrazione sta procedendo in modo serrato alle modifiche del contratto aziendale (il CCDI) al tavolo centrale di trattativa con le OO.SS.; modifiche peggiorative, che cancellerebbero buona parte del salario accessorio (turnazioni, buoni pasto, indennità, progetti di produttività, ecc.) e introdurrebbero sistemi valutativi in cui avrebbe molto spazio la discrezionalità, piuttosto che criteri oggettivi.  L'Amministrazione  di Roma Capitale subisce passivamente gli ordini del governo, non ha il coraggio politico di opporsi pubblicamente e con decisione  a questa demolizione scientifica dei servizi pubblici locali, di mettersi alla testa di una auspicabile ribellione di tutte le città e gli enti locali italiani; con l'obiettivo di cambiare profondamente una buona parte della L. 68/14.

 

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NOTE AL BILANCIO PREVENTIVO GENERALE 2014 E TRIENNALE 2014-16

 

 

1. L'art. 16, DL 16 del 06/03/14, convert. in L 68 del 02/05/14, stabilisce che:

1.1. Entro il 4 luglio 2014 Roma Capitale deve inviare ai  Ministeri dell'Economia e dell'Interno, al Parlamento e alla Corte dei  Conti, una relazione sul disavanzo di parte corrente degli anni precedenti, includendo le società partecipate e controllate; (p. 5)

1.2. Entro la stessa data, Roma Capitale deve inviare ai suddetti  un piano triennale di riduzione del disavanzo e riequilibrio strutturale di bilancio; (p. 5)

 

2. L'art. 3bis, DL 101  del 31/08/13, convert. in L 125 del 30/10/13, consente alle Amministrazioni revisioni e riduzioni di prezzo dei contratti di servizio con società ed enti partecipati e controllati; (p. 7)

 

3.1. Le assunzioni di personale a tempo indeterminato sono consentite nel limite del 40% dei pensionamenti dell'anno precedente (N.B.: secondo quanto dichiarato dal Vicesindaco e Ass.re al Personale, si  possono quantificare in circa 200 unità/anno); (p.9)

3.2. Le assunzioni a tempo determinato, le collaborazioni coord. e contin. e il lavoro somministr., non devono superare il 50% del costo sostenuto nel 2009 per le stesse tipologie di  contratto; (p. 9)

3.3.  Nel bilancio preventivo 2014, spesa per il personale: 1.031,67 mln, di cui 59,37 mln per IRAP; (p.10)

3.4. Nel medesimo preventivo, spesa per beni e servizi: 3.688,59 mln; (p. 10)

 

4.1. Spesa prevista per opere pubbliche: nel 2014, 1.013,21 mln; nel 2015, 651,15 mln; nel 2016, 166,54 mln (-83,6% sul 2014); (p. 15)

4.2. Piano  di investimenti (comprensivo delle opere pubbliche): nel 2014, 1.034,83 mln + 155,48 mln fondi privati; nel 2015, 508,02 mln + 149,32 mln fondi privati; nel 2016, 92,39 mln + 74,22 mln fondi privati (- 86,0%  sul 2014); (p. 16)

 

5. Gli obiettivi del Patto di Stabilità crescono negli anni: 2014, 278,23 mln; 2015, 345,87 mln; 2016, 367,89 mln; (p. 20-21)

 

6.  Bilanci preventivi del triennio 2014-16, in pareggio tra  entrate e uscite,

proposti dalla G.C. al Consiglio  di Roma Capitale: (p. 27)

   2014,  6.569,55 mln; 

   2015,  4.831,63  mln (-26,5% sul 2014); 

   2016,  4.404,26  mln  (-33,0% sul 2014)

 

6.1   Nelle uscite,  le spese correnti: 

   2014,  4.814,44 mln; 

   2015,  4.268,73  mln (-11,3%  sul 2014); 

   2016,  4.254,52 mln (-11,6% sul 2014);   

 

6.2.  Nelle uscite, i servizi per conto terzi:

   2014, 367,80 mln;

   2015, 0,0 (-100% sul 2014);

   2016, 0,0 (-100% sul 2014)

 

 

   -  DIPARTIMENTO CULTURA, TRIENNALE 2014-16

 

7.1.  Uscite totali:

   2013, 78,98 mln;

   2014, 66,04 (-16,4% sul 2013);

   2015, 36,02 mln (-54,4% sul 2013);

   2016, 35,81 mln  (-54,7% sul 2013) (p. 9)

 

7.2.  Finanziamento  per Istituzione Biblioteche di Roma:

   2013, 20,93 mln;

   2014,  19,00  mln (-9,2% sul 2013); 

   2015,  10,80 mln  (-48,4% sul 2013); 

   2016,  10,80  mln  (-48,4% sul 2013); 

 

[N.B.: Da gennaio 2015, con questi tagli, le Biblioteche di Roma cesseranno di esistere: i soldi non basteranno neppure per pagare gli stipendi.]

 

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