INFO USI
SCUOLA e UNIVERSITA’
supplemento a LOTTA DI
CLASSE giornale dell’UNIONE SINDACALE ITALIANA -
CONFEDERAZIONE DI SINDACATI DI BASE (i principali settori
lavorativi sia pubblici che privati) E DI FEDERAZIONI LOCALI
INTERCATEGORIALI (ROMA, MILANO, UDINE,
GENOVA, BOLOGNA, FOGGIA, FROSINONE ….) – L’USI FA PARTE DELLA RETE EUROPEA DEL
SINDACALISMO ALTERNATIVO E DI BASE (in costruzione www.resistenzaeu.blogspot.it)
E DELLA RETE SINDACALE INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA’ E
DI LOTTE
Ø L’USI
SCUOLA e UNIVERSITA’ HA APERTO LO SPORTELLO DI CONSULENZA SINDACALE
Ø OGNI
LUNEDI’ DALLE 16 ALLE 19 PRESSO LA SEDE DI LARGO VERATTI 25 – ZONA MARCONI
Ø TEL.
06/70451981 – FAX 06/77201444 (per la scuola NAIR – CLAUDIA per altro ANDREA)
PROSEGUONO GLI SPORTELLI USI e USICONS su INFO DIRITTI e
LAVORO
·
IL MERCOLEDI’ DALLE 18 ALLE 20 IN PIAZZA DEL
QUARTICCIOLO PRESSO IL LAB. LA TALPA
·
IL GIOVEDI’ DALLE 18 ALLE 20 IN PIAZZA MOSCA 50
AL TRULLO
Ø COSI’
COME PROSEGUE L’ATTIVITA’ DEL CAF CENTRO SERVIZI A NOI COLLEGATO PRESSO LO
SPAZIO USICONS DI VIA PITIGLIANO 5 (RICEVE DUE MATTINE E DUE POMERIGGI O PER
APPUNTAMENTO TELEFONANDO DIRETTAMENTE ALLO 06/64494301 chiedendo di AZZURRA) ED
UNA VOLTA A SETTIMANA IL GIOVEDI’ POMERIGGIO ORIENTATIVAMENTE DALLE 16,30 ALLE
18,30 SI RACCOLGONO I MATERIALI E I
DOCUMENTI ANCHE A LARGO VERATTI 25 –
ZONA MARCONI (RITA).
v Per
conteggi TFR e controlli buste paghe e altro bisogna contattare il CENTRO
SERVIZI che dispone di commercialisti a condizioni molto favorevoli
v Per
il servizio legale contattare direttamente la segreteria per email usiait1@virgilio.it o alex_950@yahoo.it
v Il
centro servizi è convenzionato con traduttori, artigiani, idraulici,
elettricisti … soccorso stradale e quanto altro possibili (anche scrivendoci a usicons.roma@gmail.com)
ü INOLTRE
COME STRUTTURA ADERENTE AL COMITATO 5 APRILE - SNODO ROMANO DELLA RETE
NAZIONALE PER LA SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E SUI TERRITORI - VIENE
APERTO UNO SPORTELLO OGNI 15 GIORNI DI MARTEDI’
DALLE 19 ALLE 20,30 PRESSO IL CONSIGLIO METROPOLITANO IN VIA GIOLITTI
231
RIUNIONI E INIZIATIVE:
·
IL 20
APRILE ORGANIZZA AL TRULLO INSIEME AL COMITATO ANTIFASCISTA (CHE HA PREDISPOSTO
UNA MOSTRA PER IL 25 APRILE) IN PIAZZA
CICETTI DALLE 17,30 LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO LE BORGATE FASCISTE DI LUCIANO
VILLANI SULLA STORIA URBANISTICA POLITICA E SOCIALE DELLA ROMA DEGLI ANNI 40 - A
SEGUIRE PROIEZIONE DEL FILM METROPOLIS DI FRITZ LANG presso il Centro Servizi
di Via Pitigliano.
·
Il 21
aprile SEMINARIO organizzato dal Coordinamento Romano in Via Galilei.
·
A MAGGIO SI STA ORGANIZZANDO INSIEME AL COMITATO
5 APRILE UNA ASSEMBLEA CITTADINA SULLA INSICUREZZA NELLE SCUOLE
·
ALTRE MOBILITAZIONI SONO PREVISTE PER IL SETTORE
SOCIALE, PER ASILI E SCUOLE MATERNE DEL
COMUNE E PER LE AZIENDE DELL’HOLDING CAMPIDOGLIO (ZETEMA, FARMACAP …) ANCHE
CONTRO LA SPENDING REVIEW
·
PER IL SETTORE SCUOLA L’USI ADERISCE ALLE
PROSSIME MOBILITAZIONI E STA PREPARANDO UN CONVEGNO A SETTEMBRE A LIVELLO
EUROPEO CON I SINDACATI ADERENTI ALLA RETE EUROPEA DEL SINDACALISMO ALTERNATIVO
E DI BASE DI CUI FA PARTE.
PER INFO:
PAGINA FB USI SCUOLA & UNIVERSITA’
Sito nazionale: www.usiait.it
Blog del COMITATO ANTIFASCISTA:
www.comitatoantifascistatrullo.blogspot.it
Grande è il disordine
sotto il cielo .. la situazione è eccellente
SCUOLA: CONSIGLI UTILI PER
……
Prima di fare alcune proposte come USI
SCUOLA ricordiamo (per chi ancora non lo sapesse) che la nostra struttura
proviene dalle esperienze di lotta del vecchio coordinamento precari del ’78
(il CNLS) che fu soggetto trainante nella nascita dei COMITATI DI BASE DELLA
SCUOLA, poi Cobas. La necessità alla fine degli anni ’80 di un progetto
intercategoriale e internazionale ci vide rilanciare l’UNIONE SINDACALE
ITALIANA storico sindacato autorganizzato, alternativo e di opposizione alle
svendite dei grandi sindacati confederali, che ha festeggiato i suoi 100 anni
dalla sua nascita nel 1912, come espressione delle CAMERE DEL LAVORO
RIVOLUZIONARIE (con fondatori BORGHI, DI VITTORIO, GIOVANNETTI, CORRIDONI ...)
Oggi questo progetto presenta la sua
validità anche nel caos politico di questi tempi, proprio per i suoi temi di
autorganizzazione, di indipendenza dalle forze politiche, di azione diretta e
di rilancio delle lotte (che in questi ultimi anni ci hanno visto appoggiare
quelle dei precari ed in difesa della scuola pubblica e il 2 febbraio anche
quella del COORDINAMENTO DELLE SCUOLE con la proclamazione di uno sciopero di
copertura).
Senza nulla togliere alla prosecuzione
delle mobilitazioni che ci hanno visto vincenti contro il disegno di Legge
Aprea, la proposta delle 24 ore di servizio, lo smantellamento della scuola
pubblica, dobbiamo essere capaci di riaprire canali comunicativi di confronto
con le forze politiche democratiche e di unità con genitori e studenti (in
particolare per la lotta contro l’INVALSI e qualsiasi sistema di valutazione
imposto dall’alto). Dobbiamo a nostro avviso riavviare un rilancio del
coordinamento esistente rafforzandone l’organizzazione a livello nazionale;
occorre superare le divergenze e i limiti che più spesso si vedono evidenti
negli esponenti della CGIL e di qualche esponente del sindacalismo di base, che
pure hanno collaborato attivamente alla nascita del coordinamento delle scuole
in lotta.
Per questo vogliamo fare alcune proposte
che a partire dalla situazione romana si possano estendere a livello nazionale:
-
Costituzione di una
commissione tecnica per i rapporti con il parlamento, le istituzioni e le reti,
che porti avanti le proposte del movimento delle scuole a partire dalla
piattaforma della manifestazione del 2 febbraio 2013:
Il rifinanziamento della scuola
pubblica statale, restituendo gli
otto miliardi di euro indebitamente sottratti dal governo Berlusconi e portando
il finanziamento in linea con i paesi Ocse. Basta finanziamenti alle scuole
private (appoggiando il referendum che nel mese di maggio si svolgerà a
Bologna). Questo consentirebbe di rilanciare la qualità dell’istruzione
pubblica, diminuendo il numero degli alunni per classe, provvedendo agli
interventi edilizi di messa in sicurezza e di adeguamento dimensionale degli
istituti, aumentando gli stipendi degli insegnanti e dei lavoratori e
garantendo l’accesso a percorsi di formazione permanente. L’assunzione
dei precari a tempo indeterminato su
tutti i posti vacanti, ottemperando alla normativa europea che impone la stabilizzazione
dei lavoratori che lavorano da oltre tre anni a tempo determinato nelle scuole.
Il blocco di qualsiasi progetto di privatizzazione e aziendalizzazione degli istituti scolastici, per una scuola
pubblica democratica, laica e pluralista, che garantisca a tutte e tutti una
formazione di base e specialistica critica e indipendente dagli interessi del
profitto privato. La disdetta del patto sulla produttività e la sua non applicazione al pubblico
impiego. Tale accordo scellerato è la via attraverso cui si vuole reintrodurre
quello che il movimento ha già rigettato, cioè l’aumento dell’orario di lavoro
a parità di salario. L'abrogazione dell'articolo 1, comma 149 della
legge di stabilità che vorrebbe
differenziare in base al "merito" i finanziamenti alle scuole,
lasciando ancora più indietro le situazioni di disagio sociale, ed imponendo
sistemi di valutazione che nulla hanno a che vedere con il ruolo istituzionale
della scuola pubblica (vedi INVALSI)……
-
Costituzione di una
commissione tecnica su riforma e progetto scuola, sistema di valutazione e
risoluzione della precarietà; che affronti anche il regolamento sulla
valutazione che Profumo, nonostante il governo dimissionario, ha imposto; una
commissione che elabori un nostro manifesto/piattaforma a partire dai punti
esposti sopra;
-
Rilancio delle
iniziative contro l’insicurezza nelle scuole con assemblee locali, a Roma né è
in cantiere una cittadina per maggio 2013, alle quali invitare anche la
cittadinanza, le istituzioni e le forze politiche (il materiale
elaborato dall’USI e dal COMITATO 5 APRILE snodo romano della RETE NAZIONALE
PER LA SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E SUL TERRITORIO può essere
richiesto per email a usicons.roma@gmail.com);
-
costruzione di
coordinamenti cittadini degli RSU senza alcuna distinzione di sigla di
appartenenza, per riaprire una battaglia contro i tagli di classi e scuole, di
fondi e per rilanciare una piattaforma che serva alla riapertura della
contrattazione nel comparto, anche in merito agli aumenti salariali;
-
Preparazione di un
convegno internazionale alla fine di settembre, per comprendere le
trasformazioni in atto nella scuola, in appoggio alle proposte della RETE
EUROPEA DEL SINDACALISMO ALTERNATIVO E DI BASE.
Come sindacato autorganizzato diamo la
nostra piena disponibilità a tutte le iniziative, anche tramite i nostri
sportelli e i legali che collaborano con noi.
Infine invitiamo
tutto il coordinamento delle scuole di Roma a riprendere la mobilitazione con
pressioni/presidi sia al Ministero della Pubblica D/Istruzione che di fronte al
Parlamento (Piazza Montecitorio ci attende) in attesa di rilanciare, al più
presto, una mobilitazione nazionale.
E ricordiamolo ancora una volta
I
LAVORATORI E LE LAVORATRICI NON HANNO GOVERNI AMICI
L’UNICA
LOTTA PERSA E’ QUELLA CHE NON VIENE FATTA
Sede nazionale
USI SCUOLA: Largo G. Veratti 25 – 00146 Roma
fax
06/77201444
Per contatti o per richiesta di tesseramento scrivere
email a: usiait1@virgilio.it
Un modello di contestazione
dell’INVALSI … tra le tante scuole in mobilitazione
Il Collegio dei docenti del
L.A.S. "G. Damiani Almeyda" di Palermo dell'8 aprile 2013 esprime la propria ferma
contrarietà al regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione approvato dal
Consiglio dei
ministri, a camere sciolte, l'8 marzo scorso.
Con un colpo di mano un governo dimissionario ha infatti varato un
atto normativo che stravolge il funzionamento delle scuole italiane sancendo il primato indiscusso dell'INVALSI nel determinare obiettivi e modalità di funzionamento delle scuole.
Il procedimento di valutazione si snoderebbe attraverso diverse fasi:
1. "Autovalutazione" secondo un format elettronico proposto dall'Invalsi e in base ai dati dell'Invalsi uniti a quelli del MIUR "scuole in chiaro".
2. Valutazione esterna da parte di nuclei coordinati sulla base di protocolli definiti dall'Invalsi con la conseguente ridefinizione dei piani di miglioramento da parte delle istituzioni scolastiche.
3. Rendicontazione pubblica dei risultati del processo.
I protocolli di valutazione nonché il programma delle visite saranno definite dalla Conferenza per il coordinamento funzionale del SNV, presieduta dal Presidente dell'Invalsi.
Un regolamento quindi che costringe le scuole ad adeguarsi ai protocolli di valutazione dell'Invalsi basati sui test standardizzati, a formulare dei piani di aggiustamento basati sui criteri dell'Invalsi e a rendere pubblici i risultati raggiunti, per affermare compiutamente la concorrenza in base ad un presunto “merito” tra le istituzioni scolastiche.
La Costituzione afferma il principio della libertà di insegnamento.
Considerate le modalità e le finalità previste dal suddetto D.P.R. sul S.N.V. appare, invece, evidente che tale meccanismo valutativo interviene come una forma pesante di condizionamento e di limitazione
della libertà di insegnamento, che con il tempo piegherà modalità e pratiche didattiche al raggiungimento dell'obiettivo: dalla creazione di cittadini consapevoli a risolutori di quiz. Il procedimento di
valutazione delineato nell'articolo 6 dello schema di Dpr produrrebbe una forma di verifica dell'attività di ciascun docente, scuola e dell'intero sistema scolastico con pesanti effetti diretti ed indiretti di condizionamento dell'autonomia professionale del personale docente e più in generale della libertà di insegnamento del sistema scolastico nel suo complesso.
Il Collegio dei docenti
- ritiene che i rilevamenti Invalsi, anche accompagnati dai correttivi del cosidetto "valore aggiunto", non possano in alcun modo misurare il lavoro svolto a scuola e divenire criterio per stabilire se una scuola funzioni bene o male né che questo sia il loro reale obiettivo;
- denuncia la progressiva dequalificazione del sistema scolastico ridotto alla scuola-quiz e alle classifiche tra scuole ottenute attraverso i test;
- constata che l'immiserimento complessivo delle risorse assegnate alle scuole, l'aumento degli alunni per classe e la diminuzione del numero di ore di lezioni hanno accompagnato l'introduzione dei sistemi di valutazione basati sui test proprio perché restringono drasticamente il campo di ciò che si deve fare a scuola;
- prevede, come è già avvenuto negli stati in cui questi modelli organizzativi sono adottati, un rapido e umiliante proliferare di didattiche finalizzate ai test, la progressiva perdita di importanza strategica dei saperi disciplinari non sottoposti a verifica, la tendenza a falsificare i risultati nel momento in cui diventano decisivi per ottenere premi e punizioni;
- rivendica contro tale degrado la dignità dell'insegnamento, che invece si cerca di trasformare nella produzione in serie di competenze generiche per studenti anonimi e uniformati (e proprio per questo identificabili con un codice a barre). Un lavoro anonimo e dequalificato che non richiede i saperi e le competenze specifiche dei docenti ma quelle di semplici facilitatori-addestratori;
- ribadisce che una vera scuola pubblica deve essere centrata sul continuo miglioramento della sua qualità, perseguibile attraverso la formazione e motivazione di chi vi lavora nonché del miglioramento strutturale delle condizioni in cui si insegna, in primis con l'abbassamento del numero di alunni per classe.
Per tutte queste ragioni, il Collegio dei docenti, delibera di non fornire neanche per quest'a.s. la propria collaborazione alla somministrazione, e alla conseguente tabulazione dei risultati, delle prove standardizzate previste dall'Invalsi per il prossimo mese di maggio.
(approvato a maggioranza con 2 contrari)
atto normativo che stravolge il funzionamento delle scuole italiane sancendo il primato indiscusso dell'INVALSI nel determinare obiettivi e modalità di funzionamento delle scuole.
Il procedimento di valutazione si snoderebbe attraverso diverse fasi:
1. "Autovalutazione" secondo un format elettronico proposto dall'Invalsi e in base ai dati dell'Invalsi uniti a quelli del MIUR "scuole in chiaro".
2. Valutazione esterna da parte di nuclei coordinati sulla base di protocolli definiti dall'Invalsi con la conseguente ridefinizione dei piani di miglioramento da parte delle istituzioni scolastiche.
3. Rendicontazione pubblica dei risultati del processo.
I protocolli di valutazione nonché il programma delle visite saranno definite dalla Conferenza per il coordinamento funzionale del SNV, presieduta dal Presidente dell'Invalsi.
Un regolamento quindi che costringe le scuole ad adeguarsi ai protocolli di valutazione dell'Invalsi basati sui test standardizzati, a formulare dei piani di aggiustamento basati sui criteri dell'Invalsi e a rendere pubblici i risultati raggiunti, per affermare compiutamente la concorrenza in base ad un presunto “merito” tra le istituzioni scolastiche.
La Costituzione afferma il principio della libertà di insegnamento.
Considerate le modalità e le finalità previste dal suddetto D.P.R. sul S.N.V. appare, invece, evidente che tale meccanismo valutativo interviene come una forma pesante di condizionamento e di limitazione
della libertà di insegnamento, che con il tempo piegherà modalità e pratiche didattiche al raggiungimento dell'obiettivo: dalla creazione di cittadini consapevoli a risolutori di quiz. Il procedimento di
valutazione delineato nell'articolo 6 dello schema di Dpr produrrebbe una forma di verifica dell'attività di ciascun docente, scuola e dell'intero sistema scolastico con pesanti effetti diretti ed indiretti di condizionamento dell'autonomia professionale del personale docente e più in generale della libertà di insegnamento del sistema scolastico nel suo complesso.
Il Collegio dei docenti
- ritiene che i rilevamenti Invalsi, anche accompagnati dai correttivi del cosidetto "valore aggiunto", non possano in alcun modo misurare il lavoro svolto a scuola e divenire criterio per stabilire se una scuola funzioni bene o male né che questo sia il loro reale obiettivo;
- denuncia la progressiva dequalificazione del sistema scolastico ridotto alla scuola-quiz e alle classifiche tra scuole ottenute attraverso i test;
- constata che l'immiserimento complessivo delle risorse assegnate alle scuole, l'aumento degli alunni per classe e la diminuzione del numero di ore di lezioni hanno accompagnato l'introduzione dei sistemi di valutazione basati sui test proprio perché restringono drasticamente il campo di ciò che si deve fare a scuola;
- prevede, come è già avvenuto negli stati in cui questi modelli organizzativi sono adottati, un rapido e umiliante proliferare di didattiche finalizzate ai test, la progressiva perdita di importanza strategica dei saperi disciplinari non sottoposti a verifica, la tendenza a falsificare i risultati nel momento in cui diventano decisivi per ottenere premi e punizioni;
- rivendica contro tale degrado la dignità dell'insegnamento, che invece si cerca di trasformare nella produzione in serie di competenze generiche per studenti anonimi e uniformati (e proprio per questo identificabili con un codice a barre). Un lavoro anonimo e dequalificato che non richiede i saperi e le competenze specifiche dei docenti ma quelle di semplici facilitatori-addestratori;
- ribadisce che una vera scuola pubblica deve essere centrata sul continuo miglioramento della sua qualità, perseguibile attraverso la formazione e motivazione di chi vi lavora nonché del miglioramento strutturale delle condizioni in cui si insegna, in primis con l'abbassamento del numero di alunni per classe.
Per tutte queste ragioni, il Collegio dei docenti, delibera di non fornire neanche per quest'a.s. la propria collaborazione alla somministrazione, e alla conseguente tabulazione dei risultati, delle prove standardizzate previste dall'Invalsi per il prossimo mese di maggio.
(approvato a maggioranza con 2 contrari)
FUTURE PROSPETTIVE DEL SISTEMA SCOLASTICO
Quali brutte sorprese ci riserva chi (forse) governerà
I PARTE
1. Il modello europeo ovvero come ti riduco di un anno la scuola
per licenziare i precari e diminuire il diritto allo studio
L'esperienza
fallimentare del ministro Profumo si sta concludendo con l'indicazione di ridurre
di un anno il percorso scolastico allo scopo di liberare risorse da investire nel
miglioramento dell'offerta didattica (stiamo ancora attendendo di capire come verranno
investiti gli 8 miliardi risparmiati con le precedenti riforme). Per
giustificare tale riduzione si fa come sempre appello al cosiddetto “modello
europeo” a cui ci si richiama tutte le volte che si vogliono tagliare risorse
ai beni comuni senza una giustificazione effettiva.
Analizzando
i vari sistemi di formazione europei, però, emerge che un numero considerevole
di paesi prevede la conclusione del ciclo d'istruzione superiore a diciannove
anni. Tra queste nazioni figurano anche Finlandia e Danimarca, cioè due casi
tanto decantati dall'OCSE come esempi virtuosi ed eccellenze nel campo dell'istruzione.
La
riduzione di un anno scolastico appare totalmente immotivata dal punto di vista
didattico: tagliando un anno di scuola sarà inevitabile l'abbassamento del
livello di formazione degli studenti alla fine del loro percorso scolastico che
già gli indicatori indicano in sofferenza a causa del taglio delle risorse
degli ultimi anni. Tutto questo rischiando di favorire ulteriormente la
dispersione scolastica e l'analfabetismo di ritorno che sono una piaga del
sistema d'istruzione italiano.
Appare
decisamente pretestuoso l'utilizzo costante del “riferimento al modello europeo”
per avallare i continui tagli all'istruzione statale considerato anche il fatto
che non è prevista alcune direttiva in tal senso e tenuto conto che l'art. 149
del trattato di Maastricht stabilisce che “ la Comunità contribuisce allo
sviluppo di una educazione di qualità” ma “rispettando a pieno la
responsabilità degli Stati membri quanto al contenuto dell'insegnamento e
all'organizzazione del sistema educativo”.
Perché
ci si appella all'Europa quando si vogliono tagliare risorse e invece si
ignorano le direttive europee riguardo all'assunzione del personale precario
dopo la reiterazione dei contratti per tre anni a tempo determinato o la quota d'investi-mento del PIL sull'Istruzione e
sulle misure di prevenzione della dispersione scolastica? (2).
2. L'aziendalizzazione e la privatizzazione della scuola
Il
processo di aziendalizzazione della scuola italiana è una tendenza ormai ben riconoscibile
all'interno delle politiche governative degli ultimi venti anni e può appieno
essere inserito all'interno di un progetto più vasto a livello europeo. Dalla fine
degli anni Ottanta assistiamo ad un crescente interesse nei confronti del
sistema educativo da parte della Tavola rotonda europea degli industriali (3)
che sostiene “l'importanza strategica vitale della formazione e dell'educazione
per la competitività europea” facendo notare altresì “che l'industria non ha
che un'influenza molto debole sui programmi impartiti nelle scuole e che gli insegnanti
hanno una comprensione insufficiente dell'ambiente economico e delle logiche
produttive” e quindi suggerisce “di moltiplicare i partenariati tra le scuole e
le imprese” invitando gli industriali a
“prendere
parte attiva allo sforzo educativo” e i responsabili politici a “coinvolgere le
industrie nelle discussioni concernenti l'educazione”. E sempre la stessa
Tavola rotonda fa notare che “nella maggior parte d'Europa le scuole sono
integrate in un sistema pubblico centralizzato” che “le rende impermeabili alle
domande provenienti dall'esterno” (4). Anche lo studioso di economia Murphy fa
notare che la “decisione politica di incoraggiare l'apprendimento a vita
(life-long learning) è destinata a fornire alle grandi imprese europee
l'infrastruttura educativa essenziale al fine del mantenimento dei loro tassi
di profitto” (5).
In Italia
tale processo di aziendalizzazione trova le sue fondamenta già nella Legge Bassanini
(1996) che ha istituto l'autonomia finanziaria delle scuole e poi nel decreto attuativo
175/99 che rende operativa l'autonomia scolastica. Il ministro Berlinguer ha modificato,
nel corso del suo mandato, il rapporto pubblico-privato nella scuola per cui
oggi si intendono come pubbliche anche le scuole private paritarie essendo
stato spostato il concetto di pubblico dalla “gestione” alla “finalità” (6).
Questo modello di scuola pubblica prevedeva che lo Stato desse delle norme
generali sul sistema di istruzione che poi, secondo l'autonomia scolastica, il
territorio avrebbe dovuto accogliere e declinare creando una offerta didattica
“pluralistica ed equa”. Invece, si è potuto osservare come l'autonomia negli
anni si è tendenzialmente sviluppata come
sistema a
carattere lobbistico all'interno del quale è maturata la pressante richiesta da
parte delle scuole private paritarie di sovvenzionamenti pubblici a scapito
delle risorse che dovrebbero essere destinate unicamente alla scuola statale.
All'interno delle scuole statali questa legge ha comportato una autonomia
finanziaria che prevede la gestione di un fondo erogato dallo Stato e gestito
dagli organi collegiali (non ancora riformati nelle modalità che la legge
prevedeva) e dai presidi che hanno cambiato la propria qualifica in dirigenti
scolastici (presidi-manager).
Tale
progetto di riforma delle istituzioni scolastiche potrebbe giungere al suo definitivo
compimento nella prossima legislatura tramite l'attuazione della riforma del titolo
V che prevede il passaggio alle Regioni del sistema scolastico nazionale così come
proposto più volte da vari esponenti del PDL – tra tutti Valentina Aprea – e come
proposto anche nel programma del PD dove si legge che l'unico compito spettante
allo Stato dovrebbe essere la vigilanza sulla valutazione degli obiettivi raggiunti
(unico organo di controllo a livello nazionale), mentre alle singole istituzioni
scolastiche si darebbe mandato di attuare ogni altro aspetto decisionale, didattico,
amministrativo, gestionale e finanziario. “Una strada possibile è quella di svuotare
il MIUR e decentrare verso le Regioni” nonostante il rischio di aumentare il divario
attualmente presente sul territorio nazionale. La soluzione per scongiurare questo
pericolo, secondo la proposta del PD, sarebbe di fare in modo che lo Stato abdichi
al ruolo e alle funzioni di indirizzo nazionale, conservando unicamente la
funzione
di valutazione a posteriori di quanto realizzato dalle scuole.
Fondamentali
fasi di passaggio all'interno di questo processo saranno probabilmente:
La riforma degli organi collegiali con inserimento di
rappresentanti delle imprese locali e degli sponsor così come già proposta più
volte nelle varie bozze del PdL Aprea-Ghizzoni.
L'esternalizzazione dei servizi già in parte attuata con le
mense esterne o affidate a enti autonomi, con le pulizie dei locali affidate
alle cooperative come accade già oggi in alcune scuole comunali, con l'appalto
dei servizi educativi alle cooperative. L'alternanza scuola-lavoro viene, in
parte, utilizzata per sopperire al taglio delle ore di insegnamento
tecnico-pratico dovute alla rimodulazione dei quadri orari. Il sistema delle
imprese private chiamato a contribuire alla formazione tecnico-pratica si
avvantaggia, in questo modo, di
forza-lavoro
non retribuita tra i 16 ai 19 anni.
La riduzione del finanziamento al Fis (Fondo di Istituto), in attuazione
del decreto Stabilità del dicembre 2012, che taglierà in modo notevole per i prossimi
tre anni i fondi delle scuole per finanziare gli scatti di anzianità ai docenti
di ruolo. In questo modo verrà ulteriormente impoverito il sistema di miglioramento
dell'offerta formativa delle scuole così come è stata realizzata in questi anni
con l'attivazione di corsi di italiano per stranieri, di tutoraggio, corsi contro
la dispersione scolastica e il bullismo, corsi di recupero.
Il conseguente innalzamento del contributo volontario nelle
scuole statali. A causa della riduzione del Fis, infatti, le scuole si vedono
sempre più costrette ad aumentare la richiesta di contributi violando spesso la
normativa che prevede un esplicito richiamo alla non obbligatorietà di questi “erogazioni liberali”.
Il ministero si è trovato, di recente, ad ammettere il bisogno delle scuole di
ricorrere a richieste di contributi alle famiglie: “non sfugge a questo dipartimento
che il contributo delle famiglie rappresenti una fonte essenziale per
assicurare una offerta formativa che miri a raggiungere livelli qualitativi sempre
più elevati soprattutto in considerazione delle ben note riduzioni della spesa
pubblica che hanno caratterizzato gli ultimi anni” richiamando, però, i dirigenti
scolastici a “non utilizzare comportamenti vessatori e poco
trasparenti”
e consigliando “di far leva sullo spirito di collaborazione e di partecipazione
delle famiglie”(7).
I sempre cospicui finanziamenti pubblici alle scuole private
paritarie (225 milioni di euro nel 2012) che appaiono incongruenti soprattutto
in questo periodo storico di forti riduzioni della spesa pubblica. Va
sottolineato come questi finanziamenti siano incostituzionali (art. 33 della
Costituzione “enti e privati hanno diritto di istituire scuole e istituti di
educazione senza oneri per lo Stato”) e spesso camuffati attraverso il sistema
dei buoni scuola, come in regione Lombardia dove ogni anno con il pretesto di
sostenere la “libertà di scelta educativa” tra le diverse istituzioni
scolastiche si eroga un contributo economico pari a 51 milioni di euro solo nel
2012.
La chiamata diretta degli insegnanti da parte dei Dirigenti
scolastici attraverso l'istituzione di un Albo professionale. In seguito
all'analisi della varie posizioni espresse dalle principali forze politiche (PD
– PDL – Monti) su questi punti si nota una sgradevole e diffusa convergenza di
vedute che fanno temere un'attuazione molto rapida di tale processo.
3. Attacco al Contratto nazionale docente: aumento dell'orario
di lavoro, blocco scatti d'anzianità, blocco ferie docenti precari
L'attacco
costante al ruolo e alla professionalità dei lavoratori della scuola è andato crescendo,
negli ultimi anni, parallelamente alla volontà di privare la scuola del suo ruolo
centrale all'interno della società. La diffusa e trasversale retorica del
“docente fannullone”, l'aver reso il contesto lavorativo sempre più privo di
risorse e mezzi, i diversi tentativi di svilimento della categoria docente
declassata a svolgere mansioni
di mero
contenimento si aggiungono all'attacco che da anni si sta realizzando contro i diritti
dei lavoratori della scuola.
Le
radici di questo attacco sono ben rintracciabili nella precarizzazione del
personale della scuola che è diventata una condizione permanente frutto di un
chiaro disegno volto alla riduzione dei diritti dei lavoratori (contratto a
tempo indeterminato vista la normativa europea; disparità di trattamento in
materia di ferie, scatti di anzianità, permessi rispetto al personale in
ruolo). A seguito dei tagli del ministro Gelmini la situazione si è
ulteriormente aggravata poiché buona parte di coloro che prima erano precari
sono diventati disoccupati (150.000 posti di lavoro tagliati nella scuola statale).
La
diminuzione di diritti in settori un tempo considerati stabili e sicuri, come
quelli del lavoro pubblico, che rendevano i lavoratori statali quasi
privilegiati, è un processo che ha peggiorato la possibilità di contrattazione
di tutti i lavoratori creando forza lavoro a basso costo, precaria e, quindi,
più ricattabile e disposta ad accettare qualsiasi forma contrattuale pur di
lavorare. Prova di come questi attacchi si stiano estendendo a tutta la
categoria di lavoratori della scuola ne è il recente tentativo di minare
direttamente il contratto nazionale, quindi anche i lavoratori a tempo indeterminato,
con la proposta dell'aumento dell'orario di servizio a pari retribuzione.
La
proposta di innalzare l'orario dei docenti delle scuole superiori di primo e
secondo grado da 18 a 24 ore a parità di stipendio è stata avanzata all'interno
di una legge finanziaria (decreto stabilità dicembre 2012) e senza che
venissero consultate le organizzazioni sindacali di categoria come, invece,
prevede il contratto collettivo nazionale (CCNL 2006/2009 art. 28 comma 5). Un
tentativo, questo, davvero senza precedenti di attacco allo Statuto dei
lavoratori. Coordinamento Lavoratori
della scuola “3 Ottobre” - CPS Milano
NOTE
1 Fonte: rete Eurydice 2010-2011 a cura
dell'Agenzia esecutiva per l'educazione dell'Unione europea.
2 Si veda Strategia Europa 2020
3 Educazione e
competenza in Europa, studio
della Tavola rotonda europea sull'educazione e la formazione in Europa, Bruxelles,
febbrario 1989.
4 ERT, Une éducation européenne, Vers une societé qui apprend, Un
rapport de la Table Ronde des Industriels européens, Bruxelles, febbraio 1997.
5 Cit. M. Murphy,
Capital, class and adult education: the international political economy of
lifelong learning in the European Union, Usa, 1997.
6 Legge n. 62/2000.
7 Nota ministeriale n.
40593 del 7/3/2013 in cui si richiamano i DS ai criteri di trasparenza
esplicitati nella nota del 20/3/2012.
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