domenica 21 aprile 2013

ORGANIZZIAMOCI NELLE SCUOLE E RIPRENDIAMO LE MOBILITAZIONI


INFO USI SCUOLA e UNIVERSITA’
supplemento a LOTTA DI CLASSE giornale dell’UNIONE SINDACALE ITALIANA -
CONFEDERAZIONE DI SINDACATI DI BASE (i principali settori lavorativi sia pubblici che privati) E DI FEDERAZIONI LOCALI INTERCATEGORIALI  (ROMA, MILANO, UDINE, GENOVA, BOLOGNA, FOGGIA, FROSINONE ….) – L’USI FA PARTE DELLA RETE EUROPEA DEL SINDACALISMO ALTERNATIVO E DI BASE (in costruzione www.resistenzaeu.blogspot.it)
E DELLA RETE SINDACALE INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA’ E DI LOTTE
 
Ø  L’USI SCUOLA e UNIVERSITA’ HA APERTO LO SPORTELLO DI CONSULENZA SINDACALE
Ø  OGNI LUNEDI’ DALLE 16 ALLE 19 PRESSO LA SEDE DI LARGO VERATTI 25 – ZONA MARCONI
Ø  TEL. 06/70451981 – FAX 06/77201444 (per la scuola NAIR – CLAUDIA per altro ANDREA)
 
PROSEGUONO GLI SPORTELLI USI e USICONS su INFO DIRITTI e LAVORO
·         IL MERCOLEDI’ DALLE 18 ALLE 20 IN PIAZZA DEL QUARTICCIOLO PRESSO IL LAB. LA TALPA
·         IL GIOVEDI’ DALLE 18 ALLE 20 IN PIAZZA MOSCA 50 AL TRULLO
Ø  COSI’ COME PROSEGUE L’ATTIVITA’ DEL CAF CENTRO SERVIZI A NOI COLLEGATO PRESSO LO SPAZIO USICONS DI VIA PITIGLIANO 5 (RICEVE DUE MATTINE E DUE POMERIGGI O PER APPUNTAMENTO TELEFONANDO DIRETTAMENTE ALLO 06/64494301 chiedendo di AZZURRA) ED UNA VOLTA A SETTIMANA IL GIOVEDI’ POMERIGGIO ORIENTATIVAMENTE DALLE 16,30 ALLE 18,30 SI RACCOLGONO I MATERIALI  E I DOCUMENTI ANCHE  A LARGO VERATTI 25 – ZONA MARCONI (RITA).
v  Per conteggi TFR e controlli buste paghe e altro bisogna contattare il CENTRO SERVIZI che dispone di commercialisti a condizioni molto favorevoli
v  Per il servizio legale contattare direttamente la segreteria per email usiait1@virgilio.it  o alex_950@yahoo.it
v  Il centro servizi è convenzionato con traduttori, artigiani, idraulici, elettricisti … soccorso stradale e quanto altro possibili (anche scrivendoci a usicons.roma@gmail.com)
 
ü  INOLTRE COME STRUTTURA ADERENTE AL COMITATO 5 APRILE - SNODO ROMANO DELLA RETE NAZIONALE PER LA SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E SUI TERRITORI - VIENE APERTO UNO SPORTELLO OGNI 15 GIORNI DI MARTEDI’  DALLE 19 ALLE 20,30 PRESSO IL CONSIGLIO METROPOLITANO IN VIA GIOLITTI 231
 
RIUNIONI E INIZIATIVE:
·         IL 20 APRILE ORGANIZZA AL TRULLO INSIEME AL COMITATO ANTIFASCISTA (CHE HA PREDISPOSTO UNA MOSTRA PER IL 25 APRILE)  IN PIAZZA CICETTI DALLE 17,30 LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO LE BORGATE FASCISTE DI LUCIANO VILLANI SULLA STORIA URBANISTICA POLITICA E SOCIALE DELLA ROMA DEGLI ANNI 40 - A SEGUIRE PROIEZIONE DEL FILM METROPOLIS DI FRITZ LANG presso il Centro Servizi di Via Pitigliano.
·         Il 21 aprile SEMINARIO organizzato dal Coordinamento Romano in Via Galilei.
·         A MAGGIO SI STA ORGANIZZANDO INSIEME AL COMITATO 5 APRILE UNA ASSEMBLEA CITTADINA SULLA INSICUREZZA NELLE SCUOLE
·         ALTRE MOBILITAZIONI SONO PREVISTE PER IL SETTORE SOCIALE,  PER ASILI E SCUOLE MATERNE DEL COMUNE E PER LE AZIENDE DELL’HOLDING CAMPIDOGLIO (ZETEMA, FARMACAP …) ANCHE CONTRO LA SPENDING REVIEW
·         PER IL SETTORE SCUOLA L’USI ADERISCE ALLE PROSSIME MOBILITAZIONI E STA PREPARANDO UN CONVEGNO A SETTEMBRE A LIVELLO EUROPEO CON I SINDACATI ADERENTI ALLA RETE EUROPEA DEL SINDACALISMO ALTERNATIVO E DI BASE DI CUI FA PARTE.
 
PER INFO:
PAGINA FB USI SCUOLA & UNIVERSITA’
PAGINA FB USICONS e sito di riferimento  www.usicons.it
o:  segnala.scuola@gmail.com   (per l’insicurezza nelle scuole)
Sito nazionale: www.usiait.it
Blog del COMITATO ANTIFASCISTA: www.comitatoantifascistatrullo.blogspot.it
 
Grande è il disordine sotto il cielo .. la situazione è eccellente
SCUOLA: CONSIGLI UTILI PER ……
Prima di fare alcune proposte come USI SCUOLA ricordiamo (per chi ancora non lo sapesse) che la nostra struttura proviene dalle esperienze di lotta del vecchio coordinamento precari del ’78 (il CNLS) che fu soggetto trainante nella nascita dei COMITATI DI BASE DELLA SCUOLA, poi Cobas. La necessità alla fine degli anni ’80 di un progetto intercategoriale e internazionale ci vide rilanciare l’UNIONE SINDACALE ITALIANA storico sindacato autorganizzato, alternativo e di opposizione alle svendite dei grandi sindacati confederali, che ha festeggiato i suoi 100 anni dalla sua nascita nel 1912, come espressione delle CAMERE DEL LAVORO RIVOLUZIONARIE (con fondatori BORGHI, DI VITTORIO, GIOVANNETTI, CORRIDONI ...)
Oggi questo progetto presenta la sua validità anche nel caos politico di questi tempi, proprio per i suoi temi di autorganizzazione, di indipendenza dalle forze politiche, di azione diretta e di rilancio delle lotte (che in questi ultimi anni ci hanno visto appoggiare quelle dei precari ed in difesa della scuola pubblica e il 2 febbraio anche quella del COORDINAMENTO DELLE SCUOLE con la proclamazione di uno sciopero di copertura).
Senza nulla togliere alla prosecuzione delle mobilitazioni che ci hanno visto vincenti contro il disegno di Legge Aprea, la proposta delle 24 ore di servizio, lo smantellamento della scuola pubblica, dobbiamo essere capaci di riaprire canali comunicativi di confronto con le forze politiche democratiche e di unità con genitori e studenti (in particolare per la lotta contro l’INVALSI e qualsiasi sistema di valutazione imposto dall’alto). Dobbiamo a nostro avviso riavviare un rilancio del coordinamento esistente rafforzandone l’organizzazione a livello nazionale; occorre superare le divergenze e i limiti che più spesso si vedono evidenti negli esponenti della CGIL e di qualche esponente del sindacalismo di base, che pure hanno collaborato attivamente alla nascita del coordinamento delle scuole in lotta.
Per questo vogliamo fare alcune proposte che a partire dalla situazione romana si possano estendere a livello nazionale:
-          Costituzione di una commissione tecnica per i rapporti con il parlamento, le istituzioni e le reti, che porti avanti le proposte del movimento delle scuole a partire dalla piattaforma della manifestazione del 2 febbraio 2013:
 Il rifinanziamento della scuola pubblica statale, restituendo gli otto miliardi di euro indebitamente sottratti dal governo Berlusconi e portando il finanziamento in linea con i paesi Ocse. Basta finanziamenti alle scuole private (appoggiando il referendum che nel mese di maggio si svolgerà a Bologna). Questo consentirebbe di rilanciare la qualità dell’istruzione pubblica, diminuendo il numero degli alunni per classe, provvedendo agli interventi edilizi di messa in sicurezza e di adeguamento dimensionale degli istituti, aumentando gli stipendi degli insegnanti e dei lavoratori e garantendo l’accesso a percorsi di formazione permanente. L’assunzione dei precari a tempo indeterminato su tutti i posti vacanti, ottemperando alla normativa europea che impone la stabilizzazione dei lavoratori che lavorano da oltre tre anni a tempo determinato nelle scuole. Il blocco di qualsiasi progetto di privatizzazione e aziendalizzazione degli istituti scolastici, per una scuola pubblica democratica, laica e pluralista, che garantisca a tutte e tutti una formazione di base e specialistica critica e indipendente dagli interessi del profitto privato. La disdetta del patto sulla produttività e la sua non applicazione al pubblico impiego. Tale accordo scellerato è la via attraverso cui si vuole reintrodurre quello che il movimento ha già rigettato, cioè l’aumento dell’orario di lavoro a parità di salario. L'abrogazione dell'articolo 1, comma 149 della legge di stabilità che vorrebbe differenziare in base al "merito" i finanziamenti alle scuole, lasciando ancora più indietro le situazioni di disagio sociale, ed imponendo sistemi di valutazione che nulla hanno a che vedere con il ruolo istituzionale della scuola pubblica (vedi INVALSI)……
 
 
-          Costituzione di una commissione tecnica su riforma e progetto scuola, sistema di valutazione e risoluzione della precarietà; che affronti anche il regolamento sulla valutazione che Profumo, nonostante il governo dimissionario, ha imposto; una commissione che elabori un nostro manifesto/piattaforma a partire dai punti esposti sopra;
-          Rilancio delle iniziative contro l’insicurezza nelle scuole con assemblee locali, a Roma né è in cantiere una cittadina per maggio 2013, alle quali invitare anche la cittadinanza, le istituzioni e le forze politiche (il materiale elaborato dall’USI e dal COMITATO 5 APRILE snodo romano della RETE NAZIONALE PER LA SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E SUL TERRITORIO può essere richiesto per email a usicons.roma@gmail.com);
-          costruzione di coordinamenti cittadini degli RSU senza alcuna distinzione di sigla di appartenenza, per riaprire una battaglia contro i tagli di classi e scuole, di fondi e per rilanciare una piattaforma che serva alla riapertura della contrattazione nel comparto, anche in merito agli aumenti salariali;
-          Preparazione di un convegno internazionale alla fine di settembre, per comprendere le trasformazioni in atto nella scuola, in appoggio alle proposte della RETE EUROPEA DEL SINDACALISMO ALTERNATIVO E DI BASE.
 
Come sindacato autorganizzato diamo la nostra piena disponibilità a tutte le iniziative, anche tramite i nostri sportelli e i legali che collaborano con noi.
Infine invitiamo tutto il coordinamento delle scuole di Roma a riprendere la mobilitazione con pressioni/presidi sia al Ministero della Pubblica D/Istruzione che di fronte al Parlamento (Piazza Montecitorio ci attende) in attesa di rilanciare, al più presto, una mobilitazione nazionale.
 
E ricordiamolo ancora una volta
I LAVORATORI E LE LAVORATRICI NON HANNO GOVERNI AMICI
L’UNICA LOTTA PERSA E’ QUELLA CHE NON VIENE FATTA
 
Sede nazionale USI SCUOLA: Largo G. Veratti 25 – 00146 Roma 
fax 06/77201444
Per contatti o per richiesta di tesseramento scrivere email a: usiait1@virgilio.it
 
 
Un modello di contestazione dell’INVALSI … tra le tante scuole in mobilitazione
 
Il Collegio dei docenti del L.A.S. "G. Damiani Almeyda" di Palermo  dell'8 aprile 2013 esprime la propria ferma contrarietà al regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione approvato dal Consiglio dei  ministri, a camere sciolte, l'8 marzo scorso. Con un colpo di mano un governo dimissionario ha infatti varato un
atto normativo che stravolge il funzionamento delle scuole italiane sancendo il primato indiscusso dell'INVALSI nel determinare obiettivi e modalità di funzionamento delle scuole.
Il procedimento di valutazione si snoderebbe attraverso diverse fasi:
1. "Autovalutazione" secondo un format elettronico proposto dall'Invalsi e in base ai dati dell'Invalsi uniti a quelli del MIUR "scuole in chiaro".
2. Valutazione esterna da parte di nuclei coordinati sulla base di protocolli definiti dall'Invalsi con la conseguente ridefinizione dei piani di miglioramento da parte delle istituzioni scolastiche.
3. Rendicontazione pubblica dei risultati del processo.
I protocolli di valutazione nonché il programma delle visite saranno definite dalla Conferenza per il coordinamento funzionale del SNV, presieduta dal Presidente dell'Invalsi.
Un regolamento quindi che costringe le scuole ad adeguarsi ai protocolli di valutazione dell'Invalsi basati sui test standardizzati, a formulare dei piani di aggiustamento basati sui criteri dell'Invalsi  e a rendere pubblici i risultati raggiunti, per affermare compiutamente la concorrenza in base ad un presunto “merito” tra le istituzioni scolastiche.
La Costituzione afferma il principio della libertà di insegnamento.
Considerate le modalità e le finalità previste dal suddetto D.P.R. sul  S.N.V. appare, invece, evidente che tale meccanismo valutativo interviene come una forma pesante di condizionamento e di limitazione
della libertà di insegnamento, che con il tempo piegherà modalità e pratiche didattiche al raggiungimento dell'obiettivo: dalla creazione di cittadini consapevoli a risolutori di quiz. Il procedimento di
valutazione delineato nell'articolo 6 dello schema di Dpr produrrebbe una forma di verifica dell'attività di ciascun docente, scuola e dell'intero sistema scolastico con pesanti effetti diretti ed indiretti di condizionamento dell'autonomia professionale del personale docente e più in generale della libertà di insegnamento del sistema scolastico nel suo complesso.
Il Collegio dei docenti
- ritiene che i rilevamenti Invalsi, anche accompagnati dai correttivi del cosidetto "valore aggiunto", non possano in alcun modo misurare il lavoro svolto a scuola e divenire criterio per stabilire se una scuola funzioni bene o male né che questo sia il loro reale obiettivo;
- denuncia la progressiva dequalificazione del sistema scolastico ridotto alla scuola-quiz e alle classifiche tra scuole ottenute attraverso i test;
- constata che l'immiserimento complessivo delle risorse assegnate alle scuole, l'aumento degli alunni per classe e la diminuzione del numero di ore di lezioni hanno accompagnato l'introduzione dei sistemi di valutazione basati sui test proprio perché restringono drasticamente il campo di ciò che si deve fare a scuola;
- prevede, come è già avvenuto negli stati in cui questi modelli organizzativi sono adottati, un rapido e umiliante proliferare di didattiche finalizzate ai test, la progressiva perdita di importanza strategica dei saperi disciplinari non sottoposti a verifica, la tendenza a falsificare i risultati nel momento in cui diventano decisivi per ottenere premi e punizioni;
- rivendica contro tale degrado la dignità dell'insegnamento, che invece si cerca di trasformare nella produzione in serie di competenze generiche per studenti anonimi e uniformati (e proprio per questo identificabili con un codice a barre). Un lavoro anonimo e dequalificato che non richiede i saperi e le competenze specifiche dei docenti ma quelle di semplici facilitatori-addestratori;
- ribadisce che una vera scuola pubblica deve essere centrata sul continuo miglioramento della sua qualità, perseguibile attraverso la formazione e motivazione di chi vi lavora nonché del miglioramento strutturale delle condizioni in cui si insegna, in primis con l'abbassamento del numero di alunni per classe.
Per tutte queste ragioni, il Collegio dei docenti, delibera di non fornire neanche per quest'a.s. la propria collaborazione alla somministrazione, e alla conseguente tabulazione dei risultati, delle prove standardizzate previste dall'Invalsi per il prossimo mese di maggio.
(approvato a maggioranza con 2 contrari)


 Documento di analisi
FUTURE PROSPETTIVE DEL SISTEMA SCOLASTICO
Quali brutte sorprese ci riserva chi (forse) governerà
I PARTE
1. Il modello europeo ovvero come ti riduco di un anno la scuola per licenziare i precari e diminuire il diritto allo studio
L'esperienza fallimentare del ministro Profumo si sta concludendo con l'indicazione di ridurre di un anno il percorso scolastico allo scopo di liberare risorse da investire nel miglioramento dell'offerta didattica (stiamo ancora attendendo di capire come verranno investiti gli 8 miliardi risparmiati con le precedenti riforme). Per giustificare tale riduzione si fa come sempre appello al cosiddetto “modello europeo” a cui ci si richiama tutte le volte che si vogliono tagliare risorse ai beni comuni senza una giustificazione effettiva.
Analizzando i vari sistemi di formazione europei, però, emerge che un numero considerevole di paesi prevede la conclusione del ciclo d'istruzione superiore a diciannove anni. Tra queste nazioni figurano anche Finlandia e Danimarca, cioè due casi tanto decantati dall'OCSE come esempi virtuosi ed eccellenze nel campo dell'istruzione.
La riduzione di un anno scolastico appare totalmente immotivata dal punto di vista didattico: tagliando un anno di scuola sarà inevitabile l'abbassamento del livello di formazione degli studenti alla fine del loro percorso scolastico che già gli indicatori indicano in sofferenza a causa del taglio delle risorse degli ultimi anni. Tutto questo rischiando di favorire ulteriormente la dispersione scolastica e l'analfabetismo di ritorno che sono una piaga del sistema d'istruzione italiano.
Appare decisamente pretestuoso l'utilizzo costante del “riferimento al modello europeo” per avallare i continui tagli all'istruzione statale considerato anche il fatto che non è prevista alcune direttiva in tal senso e tenuto conto che l'art. 149 del trattato di Maastricht stabilisce che “ la Comunità contribuisce allo sviluppo di una educazione di qualità” ma “rispettando a pieno la responsabilità degli Stati membri quanto al contenuto dell'insegnamento e all'organizzazione del sistema educativo”.
Perché ci si appella all'Europa quando si vogliono tagliare risorse e invece si ignorano le direttive europee riguardo all'assunzione del personale precario dopo la reiterazione dei contratti per tre anni a tempo determinato o la quota  d'investi-mento del PIL sull'Istruzione e sulle misure di prevenzione della dispersione scolastica? (2).
2. L'aziendalizzazione e la privatizzazione della scuola
Il processo di aziendalizzazione della scuola italiana è una tendenza ormai ben riconoscibile all'interno delle politiche governative degli ultimi venti anni e può appieno essere inserito all'interno di un progetto più vasto a livello europeo. Dalla fine degli anni Ottanta assistiamo ad un crescente interesse nei confronti del sistema educativo da parte della Tavola rotonda europea degli industriali (3) che sostiene “l'importanza strategica vitale della formazione e dell'educazione per la competitività europea” facendo notare altresì “che l'industria non ha che un'influenza molto debole sui programmi impartiti nelle scuole e che gli insegnanti hanno una comprensione insufficiente dell'ambiente economico e delle logiche produttive” e quindi suggerisce “di moltiplicare i partenariati tra le scuole e le imprese” invitando gli industriali a
“prendere parte attiva allo sforzo educativo” e i responsabili politici a “coinvolgere le industrie nelle discussioni concernenti l'educazione”. E sempre la stessa Tavola rotonda fa notare che “nella maggior parte d'Europa le scuole sono integrate in un sistema pubblico centralizzato” che “le rende impermeabili alle domande provenienti dall'esterno” (4). Anche lo studioso di economia Murphy fa notare che la “decisione politica di incoraggiare l'apprendimento a vita (life-long learning) è destinata a fornire alle grandi imprese europee l'infrastruttura educativa essenziale al fine del mantenimento dei loro tassi di profitto” (5).
In Italia tale processo di aziendalizzazione trova le sue fondamenta già nella Legge Bassanini (1996) che ha istituto l'autonomia finanziaria delle scuole e poi nel decreto attuativo 175/99 che rende operativa l'autonomia scolastica. Il ministro Berlinguer ha modificato, nel corso del suo mandato, il rapporto pubblico-privato nella scuola per cui oggi si intendono come pubbliche anche le scuole private paritarie essendo stato spostato il concetto di pubblico dalla “gestione” alla “finalità” (6). Questo modello di scuola pubblica prevedeva che lo Stato desse delle norme generali sul sistema di istruzione che poi, secondo l'autonomia scolastica, il territorio avrebbe dovuto accogliere e declinare creando una offerta didattica “pluralistica ed equa”. Invece, si è potuto osservare come l'autonomia negli anni si è tendenzialmente sviluppata come
sistema a carattere lobbistico all'interno del quale è maturata la pressante richiesta da parte delle scuole private paritarie di sovvenzionamenti pubblici a scapito delle risorse che dovrebbero essere destinate unicamente alla scuola statale. All'interno delle scuole statali questa legge ha comportato una autonomia finanziaria che prevede la gestione di un fondo erogato dallo Stato e gestito dagli organi collegiali (non ancora riformati nelle modalità che la legge prevedeva) e dai presidi che hanno cambiato la propria qualifica in dirigenti scolastici (presidi-manager).
Tale progetto di riforma delle istituzioni scolastiche potrebbe giungere al suo definitivo compimento nella prossima legislatura tramite l'attuazione della riforma del titolo V che prevede il passaggio alle Regioni del sistema scolastico nazionale così come proposto più volte da vari esponenti del PDL – tra tutti Valentina Aprea – e come proposto anche nel programma del PD dove si legge che l'unico compito spettante allo Stato dovrebbe essere la vigilanza sulla valutazione degli obiettivi raggiunti (unico organo di controllo a livello nazionale), mentre alle singole istituzioni scolastiche si darebbe mandato di attuare ogni altro aspetto decisionale, didattico, amministrativo, gestionale e finanziario. “Una strada possibile è quella di svuotare il MIUR e decentrare verso le Regioni” nonostante il rischio di aumentare il divario attualmente presente sul territorio nazionale. La soluzione per scongiurare questo pericolo, secondo la proposta del PD, sarebbe di fare in modo che lo Stato abdichi al ruolo e alle funzioni di indirizzo nazionale, conservando unicamente la
funzione di valutazione a posteriori di quanto realizzato dalle scuole.
Fondamentali fasi di passaggio all'interno di questo processo saranno probabilmente:
􀀀 La riforma degli organi collegiali con inserimento di rappresentanti delle imprese locali e degli sponsor così come già proposta più volte nelle varie bozze del PdL Aprea-Ghizzoni.
􀀀 L'esternalizzazione dei servizi già in parte attuata con le mense esterne o affidate a enti autonomi, con le pulizie dei locali affidate alle cooperative come accade già oggi in alcune scuole comunali, con l'appalto dei servizi educativi alle cooperative. L'alternanza scuola-lavoro viene, in parte, utilizzata per sopperire al taglio delle ore di insegnamento tecnico-pratico dovute alla rimodulazione dei quadri orari. Il sistema delle imprese private chiamato a contribuire alla formazione tecnico-pratica si avvantaggia, in questo modo, di
forza-lavoro non retribuita tra i 16 ai 19 anni.
􀀀 La riduzione del finanziamento al Fis (Fondo di Istituto), in attuazione del decreto Stabilità del dicembre 2012, che taglierà in modo notevole per i prossimi tre anni i fondi delle scuole per finanziare gli scatti di anzianità ai docenti di ruolo. In questo modo verrà ulteriormente impoverito il sistema di miglioramento dell'offerta formativa delle scuole così come è stata realizzata in questi anni con l'attivazione di corsi di italiano per stranieri, di tutoraggio, corsi contro la dispersione scolastica e il bullismo, corsi di recupero.
􀀀 Il conseguente innalzamento del contributo volontario nelle scuole statali. A causa della riduzione del Fis, infatti, le scuole si vedono sempre più costrette ad aumentare la richiesta di contributi violando spesso la normativa che prevede un esplicito richiamo alla non  obbligatorietà di questi “erogazioni liberali”. Il ministero si è trovato, di recente, ad ammettere il bisogno delle scuole di ricorrere a richieste di contributi alle famiglie: “non sfugge a questo dipartimento che il contributo delle famiglie rappresenti una fonte essenziale per assicurare una offerta formativa che miri a raggiungere livelli qualitativi sempre più elevati soprattutto in considerazione delle ben note riduzioni della spesa pubblica che hanno caratterizzato gli ultimi anni” richiamando, però, i dirigenti scolastici a “non utilizzare comportamenti vessatori e poco
trasparenti” e consigliando “di far leva sullo spirito di collaborazione e di partecipazione delle famiglie”(7).
􀀀 I sempre cospicui finanziamenti pubblici alle scuole private paritarie (225 milioni di euro nel 2012) che appaiono incongruenti soprattutto in questo periodo storico di forti riduzioni della spesa pubblica. Va sottolineato come questi finanziamenti siano incostituzionali (art. 33 della Costituzione “enti e privati hanno diritto di istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato”) e spesso camuffati attraverso il sistema dei buoni scuola, come in regione Lombardia dove ogni anno con il pretesto di sostenere la “libertà di scelta educativa” tra le diverse istituzioni scolastiche si eroga un contributo economico pari a 51 milioni di euro solo nel 2012.
􀀀 La chiamata diretta degli insegnanti da parte dei Dirigenti scolastici attraverso l'istituzione di un Albo professionale. In seguito all'analisi della varie posizioni espresse dalle principali forze politiche (PD – PDL – Monti) su questi punti si nota una sgradevole e diffusa convergenza di vedute che fanno temere un'attuazione molto rapida di tale processo.
3. Attacco al Contratto nazionale docente: aumento dell'orario di lavoro, blocco scatti d'anzianità, blocco ferie docenti precari
L'attacco costante al ruolo e alla professionalità dei lavoratori della scuola è andato crescendo, negli ultimi anni, parallelamente alla volontà di privare la scuola del suo ruolo centrale all'interno della società. La diffusa e trasversale retorica del “docente fannullone”, l'aver reso il contesto lavorativo sempre più privo di risorse e mezzi, i diversi tentativi di svilimento della categoria docente declassata a svolgere mansioni
di mero contenimento si aggiungono all'attacco che da anni si sta realizzando contro i diritti dei lavoratori della scuola.
Le radici di questo attacco sono ben rintracciabili nella precarizzazione del personale della scuola che è diventata una condizione permanente frutto di un chiaro disegno volto alla riduzione dei diritti dei lavoratori (contratto a tempo indeterminato vista la normativa europea; disparità di trattamento in materia di ferie, scatti di anzianità, permessi rispetto al personale in ruolo). A seguito dei tagli del ministro Gelmini la situazione si è ulteriormente aggravata poiché buona parte di coloro che prima erano precari sono diventati disoccupati (150.000 posti di lavoro tagliati nella scuola statale).
La diminuzione di diritti in settori un tempo considerati stabili e sicuri, come quelli del lavoro pubblico, che rendevano i lavoratori statali quasi privilegiati, è un processo che ha peggiorato la possibilità di contrattazione di tutti i lavoratori creando forza lavoro a basso costo, precaria e, quindi, più ricattabile e disposta ad accettare qualsiasi forma contrattuale pur di lavorare. Prova di come questi attacchi si stiano estendendo a tutta la categoria di lavoratori della scuola ne è il recente tentativo di minare direttamente il contratto nazionale, quindi anche i lavoratori a tempo indeterminato, con la proposta dell'aumento dell'orario di servizio a pari retribuzione.
La proposta di innalzare l'orario dei docenti delle scuole superiori di primo e secondo grado da 18 a 24 ore a parità di stipendio è stata avanzata all'interno di una legge finanziaria (decreto stabilità dicembre 2012) e senza che venissero consultate le organizzazioni sindacali di categoria come, invece, prevede il contratto collettivo nazionale (CCNL 2006/2009 art. 28 comma 5). Un tentativo, questo, davvero senza precedenti di attacco allo Statuto dei lavoratori.    Coordinamento Lavoratori della scuola “3 Ottobre” - CPS Milano
NOTE
1 Fonte: rete Eurydice 2010-2011 a cura dell'Agenzia esecutiva per l'educazione dell'Unione europea.
2 Si veda Strategia Europa 2020
3 Educazione e competenza in Europa, studio della Tavola rotonda europea sull'educazione e la formazione in Europa, Bruxelles, febbrario 1989.
4 ERT, Une éducation européenne, Vers une societé qui apprend, Un rapport de la Table Ronde des Industriels européens, Bruxelles, febbraio 1997.
5 Cit. M. Murphy, Capital, class and adult education: the international political economy of lifelong learning in the European Union, Usa, 1997.
6 Legge n. 62/2000.
7 Nota ministeriale n. 40593 del 7/3/2013 in cui si richiamano i DS ai criteri di trasparenza esplicitati nella nota del 20/3/2012.


 

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