AI FAMILIARI DELLE VITTIME, AI LAVORATORI EX THYSSENKURPP, ALL'ASSOCIAZIONE LEGAMI D'ACCIAIO LA
NOSTRA UMANA E MILITANTE VICINANZA E SOLIDARIETA', COME A TUTTE LE VITTIME SUL LAVORO E DA LAVORO,
CHE CI SPINGONO E CI DANNO MOTIVAZIONE PER PROSEGUIRE LE NOSTRE INIZIATIVE.
COMITATO 5 APRILE DI ROMA SNODO LOCALE DELLA RETE NAZIONALE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E SUI TERRITORI.
ORA E SEMPRE RESISTENZA. Segue comunicato.
PROCESSO
D'APPELLO THYSSENKRUPP
nessuna
giustizia, nessuna pace
Dopo
5 anni dalla strage l'ennesima doccia fredda per i familiari delle
vittime e gli ex lavoratori nel processo ThyssenKrupp: derubricato il
reato più grave (per l'ad H. Espenhahn l'omicidio volontario
diventa colposo), ridotte significativamente le pene per tutti gli
altri imputati e concesso anche il dissequestro della Linea 5.
Giustamente i familiari hanno occupato l'aula per ore e non sono
mancati attacchi al ViceSindaco T. Dealessandri, contestato per il
ruolo avuto dal Comune nella vicenda: ritiro
dal processo d'Appello (in cambio di un lauto risarcimento) e
soprattutto la ricollocazione di decine di ex lavoratori TK nelle
municipalizzate del Comune che però, in cambio di un posto di
lavoro, sono stati costretti a rinunciare alla costituzione di Parte
Civile alimentando così la divisione tra i lavoratori. Una
sentenza della giustizia padronale per salvare gli unici responsabili
di quelle morti atroci, in
una giornata funestata dall'ennesimo lavoratore morto nello
stabilimento ILVA di Taranto.
Rinnoviamo
ancora una volta la nostra solidarietà e vicinanza ai
familiari dei nostri 7 compagni di lavoro e alle famiglie di tutti i
morti sul lavoro in questo Paese.
Questa
sentenza infanga la loro memoria, quella dei loro familiari, la
dignità stessa del lavoro e li uccide nuovamente, aprendo
pericolosamente la strada dell'impunità per i loro assassini.
Anche il
responsabile della sicurezza
C. Cafueri, che
non dimentichiamo ha indotto (e per questo è indagato in un
processo a parte) alla falsa testimonianza numerosi testimoni della
difesa, ha visto
ridotta la sua pena dopo aver piagnucolato ignobilmente dinnanzi alla
Corte. Ci chiediamo con quali considerazioni gli siano state
riconosciute le attenuanti!? Probabilmente per i servigi ben svolti
per il suo padrone...
Come
era prevedibile le richieste di pena “esemplari”, il processo
“storico”, “una nuova pagina della giurisprudenza del lavoro”,
sono serviti solo a contenere in parte la rabbia e lo sdegno dei
familiari, degli operai e della società civile. Questa
vicenda ci insegna che la giustizia italiana adotta due pesi e due
misure e che la vita dei lavoratori vale meno di zero. Per questo non
bisogna accordare nessuna fiducia alla legalità borghese!
Le
“condanne” inflitte in primo grado sono arrivate non per la
lungimiranza della giustizia ma per la puntuale e sollecita
mobilitazione popolare che ha spinto in tal senso il pronunciamento
della Corte. Per
gli operai é difficile oggi organizzarsi e rispondere in
maniera adeguata agli attacchi dei padroni e dei loro lacchè.
Vengono infatti promosse a piene mani rassegnazione e sfiducia nei
propri mezzi e nelle proprie risorse.
Oggi
più che mai, all'indomani di questa vergognosa sentenza,
sentiamo la responsabilità di chi ha affrontato una vera e
propria “guerra” contro l'ingiustizia e forse non ha combattuto
con tutte le armi a propria disposizione. Ma sappiamo di
possederne una formidabile: la solidarietà.
Questa
vicenda ci insegna che dobbiamo organizzarci meglio e con maggiore
determinazione, senza abbassare mai la guardia. Continuare
oggi a combattere per i nostri 7 compagni di lavoro della TK, per i
morti all'ILVA, per i morti da amianto all'Eternit, per avere
giustizia e sapere la verità per la strage di Viareggio e per
tutti i morti nei cantieri, sulle strade e nelle fabbriche nel Nord e
nel Sud d'Italia significa pretendere che venga riconosciuta la
dignità del lavoro (sancita dalla Costituzione) per noi stessi
e per le generazioni future, per i nostri figli.
Non
ci siamo costituiti nel processo per un tornaconto personale ma per
pretendere verità e giustizia in una delle peggiori vicende
riguardanti i morti sul lavoro nel nostro Paese degli ultimi
trent'anni.
Il
Comune ha perpetrato nei confronti di alcuni lavoratori costituiti
Parte Civile un atteggiamento vergognoso e discriminatorio,
promettendo una ricollocazione mai avvenuta. Fassino ha promesso di
sanare questa ingiustizia incontrando gli ultimi lavoratori in
mobilità il 30 giugno 2011 e garantendo il proprio impegno
nella ricollocazione. Ovviamente solo promesse, come quella ai tempi
della campagna elettorale della Gran
Torino
Capitale del Lavoro...
Vigileremo
su cosa verrà fatto dei soldi ottenuti come risarcimento dagli
Enti locali, sulle modalità di riqualificazione delle ex aree
Thyssen e su chi graveranno gli oneri della bonifica: alla TK o ai
cittadini torinesi? Conoscendo Fassino e la sua politica
prepariamoci! Non dobbiamo aprire noi lavoratori di nuovo le tasche
come abbiamo già fatto con il suo degno predecessore
Chiamparino in occasione delle Olimpiadi 2006 e per l'ostensione
della sindone (per i quali il Comune di Torino è il più
indebitato d'Italia e oggi si tagliano e privatizzano i servizi), o
per le spese di militarizzazione della Val Susa per la costruzione
della Tav.
La
nostra non è solo una lotta per la sicurezza nei luoghi di
lavoro, per un lavoro sicuro e dignitoso. E'
la lotta per affermare il nuovo che avanza, la costruzione di una
nuova società.
Il
nuovo assetto politico in
Piemonte e in tutto il Paese vede un notevole
avanzamento di consensi del M5S. I denigratori lo definiscono un
non-voto, un voto antipolitico.
Noi
guardiamo il risultato di queste elezioni come un segnale del
cambiamento sentito e voluto da una buona parte degli italiani:
rompere quel meccanismo di concertazione tipico di una classe
politica vecchia e corrotta che ha fatto di inciuci, corruzione,
clientelismo e promesse mai mantenute il solo e unico modo di
intendere la politica. Il M5S, pur con le proprie contraddizioni, ha
la possibilità di cambiare da “dentro”, ma anche fuori dai
palazzi del potere, nelle piazze, questo sistema ormai in sfacelo che
ci
ha condotti sin qui, nella peggiore crisi economica, sociale e
culturale dal Dopoguerra ad oggi. Ma soprattutto ha l'occasione di
mettere al centro della propria agenda politica l'unica misura
necessaria per ricostruire il Paese: il lavoro, utile e dignitoso per
tutti.
Non
saranno certo i Bersani, i Fassino, i Monti, la BCE o la Goldman
Sachs a risolvere questa crisi! Dicono di volerlo fare ma non sanno
come e nemmeno vogliono. Solo noi cittadini e lavoratori possiamo
e dobbiamo essere protagonisti del cambiamento già in atto,
che trasformerà questa società gestita da pochi a
scapito di molti in una società nuova in cui sia riconosciuta
la dignità del lavoro ed ognuno lavori secondo le proprie
possibilità ed abbia secondo le proprie necessità. Una società che
stiamo già costruendo sulle macerie di questo sistema economico, basato
sul profitto e sullo sfruttamento, ormai in declino.
"...il capitale non ha riguardo per la salute
e per la durata della vita dell'operaio,
quando non sia costretto a tali riguardi dalla società"
(Karl
Marx)
Torino, 1 marzo
2013 Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino
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