L'ordine del
giorno approvato dall'assemblea del 26
maggio 2012 dei delegati
rsu, rsa - teatro Ambra Jovinelli
L' assemblea convocata da RSU e RSA a Roma il 26
maggio ha raccolto la spinta di chi sta lottando contro l'aggressione scatenata
dal governo verso il mondo del lavoro. Ma siamo soprattutto indignati per la
rassegnazione o, perfino, l’assenso con cui le direzioni confederali CGIL, CISL
e UIL hanno accompagnato e favorito questa aggressione.
L'Assemblea condivide quanto proposto nella
relazione e raccoglie le indicazioni e i contributi emersi dal dibattito.
Le pensioni sono in via di essere ridotte a sussidi
di sopravvivenza e l’età di quiescenza è stata portata a livelli inediti in
Europa.
Centinaia di migliaia di lavoratori messi fuori
dalle aziende con accordi spesso ricattatori vengono messi in condizione di non
avere più né un salario, né una pensione, né un ammortizzatore sociale.
I salari sono fermi da almeno 20 anni, mentre i
prezzi galoppano. I contratti nazionali sanciscono la riduzione delle
retribuzioni, l’aumento degli orari di fatto e la regola delle deroghe.
La precarietà è diventata la forma generalizzata di
assunzione: un esercito di milioni di giovani vive quotidianamente senza diritti
e nell’incertezza più totale sul proprio futuro.
La disoccupazione tocca livelli inediti ed è
destinata a crescere ulteriormente, per la chiusura di tante fabbriche ma anche
attraverso la drastica riduzione dell’occupazione nel pubblico impiego.
I servizi sono stati privatizzati, peggiorandone la
qualità e aumentandone i costi per l’utenza, mentre si faceva cassa sui diritti
e sulle retribuzioni degli addetti.
Il padrone sceglie i sindacati da legittimare,
mentre gli altri in particolare FIOM e sindacati di base, vengono cacciati dalla
porta delle aziende.
Infine l’articolo 18, quella norma che giusto 42
anni fa ha posto un limite all’arbitrio e all’autoritarismo padronali, è in
procinto di essere cancellata, sopprimendo la funzione deterrente della
reintegra e ripristinando l’effetto intimidatorio della minaccia di
licenziamento contro chi si attiva politicamente o sindacalmente o contro chi,
comunque, ha un comportamento non gradito al padrone e ai capi.
In queste settimane in molte aziende c’è stata una
massiccia reazione contro questo stravolgimento dell’articolo 18, con fermate,
scioperi, picchettaggi, blocchi stradali e manifestazioni. Ma se stessimo
all’azione del sindacalismo confederale di CGIL CISL e UIL tutto ciò sta
passando senza una resistenza degna di questo nome o addirittura con un vero e
proprio consenso, in nome della governabilità e della nuova “unità nazionale”
che sostiene il governo dei “tecnici” diretta emanazione della Bce, dell' Unione
Europea e del Fondo monetario internazionale, della Confindustria e del sistema
bancario italiano. Noi non ci riconosciamo in questa unita' nazionale ma anzi ci
battiamo per cacciare il governo Monti Fornero.
Il movimento di lotta nelle fabbriche e nei posti
di lavoro a cui anche molti dei delegati e delle delegate qui presenti hanno
dato vita nei giorni scorsi deve continuare, con l’obiettivo di impedire la
trasformazione in legge del disegno Fornero. Siamo disponibili a valutare e
sostenere ogni iniziativa di mobilitazione che persegua gli stessi
obiettivi.
Ma questa mobilitazione dovrà rimettere in campo
non solo la difesa dell’articolo 18 e la sua estensione ai milioni di
lavoratrici e di lavoratori che non ne sono tutelati (i precari e i dipendenti
delle piccole aziende), ma anche una piattaforma complessiva, per invertire la
tendenza a far pagare la crisi ai lavoratori e alle classi popolari. intendiamo
elaborare questa piattaforma in maniera compiuta in un prossimo appuntamento
assembleare analogo a questo. In ogni caso gia' da oggi proponiamo alcuni punti
irrinunciabili:
> Il blocco dei
licenziamenti;
> Il rinnovo di tutti i contratti
attraverso piattaforme costruite con la partecipazione democratica dei
lavoratori;
> La riduzione degli orari di lavoro a
parità di salario;
> Un aumento dei salari e delle pensioni
generalizzato e consistente;
> Il ripristino di una scala mobile dei
salari e delle pensioni per tutelarli dalla nuova inflazione;
> La riconquista del pensionamento di
vecchiaia a 60 anni di importo adeguato;
> No ai fondi pensione
privati;
> La definitiva abolizione di tutte le
forme contrattuali precarie;
> Il blocco delle privatizzazioni e la
ripubblicizzazione dei servizi gia' privatizzati;
> Una politica fiscale di forti sgravi
sul lavoro dipendente e sulle pensioni compensati dall'aumento della
progressività delle aliquote e da una patrimoniale sulle rendite e sulle
ricchezze;
> Il diritto al reddito, alla casa e
alla gratuita' di tutti i servizi pubblici per precari e
disoccupati;
> La elezione libera dei propri
rappresentanti sindacali, senza alcuna limitazione da parte del padrone e senza
riserva per nessuno;
> L'abolizione della Bossi/Fini e uguali
diritti per i migranti.
Si tratta delle rivendicazioni minime e essenziali
per preservare livelli di vita e di dignità basilari in un paese civile. Se
sembrano incompatibili con il pagamento del debito, diciamo: è il debito che non
va pagato.
Per questi motivi, e per difendere l’articolo 18
nel suo valore di fondo e nella sua essenza simbolica, noi invitiamo tutte le
RSU, le RSA, le organizzazioni e le aree sindacali che condividono queste
esigenze a organizzare nelle prossime giornate dell’8 e del 9 giugno momenti di
lotta: fermate, scioperi, azioni di protesta, presidi.
Indiciamo per il pomeriggio dell’8 GIUGNO 2012, a
partire dalle 16,00 a piazza Montecitorio un presidio della Camera dei deputati
che sta dibattendo del futuro dei nostri diritti
Invitiamo tutte e tutti, RSU, RSA, organizzazioni e
aree sindacali a rendere permanente la lotta anche nei giorni successivi, fino
all’ultimo giorno utile per impedire l’approvazione parlamentare della
controriforma Fornero e ancora oltre nei prossimi mesi.
Roma, 26 maggio 2012
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