domenica 20 aprile 2014

sulla situazione dei servizi sociali a Roma


Per la rivista “SOLIDALI” – Roma aprile 2014

 

Domanda: “Recentemente, avete lanciato l’allarme sulla situazione dei servizi sociali a Roma. Pensate resti valido e per quali ragioni”

 

Risponde Roberto Martelli, lavoratore e delegato sindacale aziendale in cooperativa sociale e attuale segretario dell’Unione Sindacale Italiana: “L’USI, antico sindacato fondato nel 1912 e riattivato a livello nazionale, è  presente anche a Roma in decine di strutture socio sanitarie, assistenziali, educative e di attività del c.d. “terzo settore”, con le agibilità e diritti sindacali acquisiti e conquistati da tempo, con un percorso e un intervento consolidato nella città Capitale d’Italia con l’Amministrazione capitolina.

L’attuale Giunta di Roma Capitale, guidata dal Sindaco Marino, pur ribadendo nelle sue dichiarazioni di insediamento  a Luglio del 2013 la priorità per il complesso dei servizi e attività di natura sociale, si trova nella disastrosa situazione di deficit economico e di difficoltà progettuale, per avviare quel cambiamento e trasformazione da tanti-e auspicato, rispetto alle gestioni passate.

Si chiedeva in sostanza di cambiare rispetto alle politiche di progressiva privatizzazione, gestione poco trasparente a soggetti terzi, liberalizzazione di servizi e funzioni di rilevanza e utilità pubblica ad anziani, disabili, minori (quindi assistenza domiciliare), soggetti con svantaggio e disagio sociale (area tossicodipendenza, alcoolismo), centri diurni e case – famiglia, case di riposo, intervento nelle scuole di assistenza e processi di autonomia  e di integrazione a studenti e studentesse, fino a progetti e servizi con migranti, famiglie di etnia rom e anche ai servizi di benessere degli animali (gestione affidata da anni ad associazioni onlus nei canili comunali), oltre che dell’azienda speciale comunale Farmacap (che gestisce le farmacie comunali, i servizi di teleassistenza, telemonitoraggio, telecompagnia e telesoccorso ad anziani fragili, oltre all’asilo nido), dell’azienda comunale sulle tossicodipendenze (ACT) e in generale dei servizi integrativi ed educativi (asili nido in convenzione, la maggioranza ormai delle strutture rispetto a quelle comunali a gestione diretta) svolti da associazioni, cooperative sociali, onlus, attività queste ultime a metà tra servizi sociali e servizi scolastico educativi esternalizzati.

La richiesta era articolata in più punti, quella fatta da movimenti sociali, associazioni no profit e pur con diverse sfumature, anche dai sindacati autorganizzati e autogestiti, tra i quali in forma attiva e combattiva l’Usi, oltre che dalle istanze del coordinamento lavoratori e lavoratrici del terzo settore, coop sociali e aziende pubbliche costituitosi a Roma da alcuni anni: processo di verifica per la internalizzazione di alcuni servizi e attività (Aec, assistenti educativi culturali, la figura professionale nata nella metà degli anni 80 come riqualificazione di personale ausiliario comunale, poi nel tempo risultata ruolo chiuso e ad esaurimento per il personale comunale e gestita ormai al 90% da personale, spesso precario, di cooperative sociali, addetto all’assistenza specialistica e ai processi di integrazione di alunni-e delle scuole comunali e statali fino all’obbligo scolastico, servizi e attività dei canili comunali, attività della Farmacap e dell’ACT…), controllo e verifica  di Dipartimenti competenti e Municipi per la regolarizzazione dei contratti e dei rapporti di lavoro di chi è utilizzato nel complesso delle attività del c.d. “terzo settore”, da parte dei soggetti gestori (cooperative, associazioni onlus, consorzi…) e uscita dalla precarietà, adeguamento di tariffe orarie per l’erogazione dei servizi e progetti e applicazione dei CCNL di categoria come obblighi per la partecipazione e prosecuzione su appalti, affidamenti, convenzioni,  adeguamento di budget standard eliminando i tagli operati progressivamente dalle precedenti Giunte, comprensivi delle quote per la formazione e aggiornamento del personale utilizzato e per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, applicazione in ogni cambio di gestione e di appalto, della c.d. “clausola sociale” e della conseguente salvaguardia occupazionale, salariale e normativa di miglior favore per tutta la forza lavoro impiegata, la verifica sulla trasformazione di attività “sperimentali” come progetti, in servizi veri e propri a carattere consolidato.

Conseguenza di queste richieste, un miglioramento e potenziamento dei finanziamenti come priorità rispetto ad altri settori di intervento del Comune nei Bilanci e nelle manovre economiche, maggiore forza e capacità di decisione sulle spese ai Municipi, ancora non enti locali di prossimità ma solo “passacarte “ e “giroconto” dei finanziamenti ridotti,  rispetto a una gestione centralizzata e a sprechi per i troppi passaggi burocratici nelle procedure, anche con un mancato coordinamento tra uffici comunali e uffici di altre pubbliche amministrazioni per le varie competenze sugli stessi servizi e attività (ASL, Ministeri, scuole…), quindi una razionalizzazione e una riorganizzazione che fosse maggiormente funzionale ai bisogni della cittadinanza e nel rispetto di condizioni di lavoro di chi eroga questi servizi, progetti e attività e non soltanto al pareggio di bilancio e al controllo e rendicontazione delle spese e dei costi.

Una situazione aggravatasi con il deficit di circa un miliardo e cento milioni di euro, ereditato dalle passate gestioni e con il decreto sugli enti locali (il famoso “Salva Roma”, arrivato alla sua terza versione, da noi ribattezzato “AMMAZZA ROMA”) con un piano pluriennale di finanziamenti e di razionalizzazione di spese e costi, che in effetti rischia di legittimare la tendenza sopra descritta, a danno e penalizzazione di importanti funzioni, servizi e attività.

L’allarme da noi lanciato è ancora attuale, solo alcune misure sono state poste e accolte dall’attuale Amministrazione capitolina (adeguamento dei livelli tariffati del CCNL Coop Sociali), Roma Capitale è  ostaggio delle scelte del Ministero dell’Economia e Finanze (MEF), della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con una cabina di regia che entro luglio dovrà fare scelte pesanti e dolorose. Fino a che tutta la serie di attività funzioni e servizi sarà considerata un “costo” e un servizio “a perdere” e sarà consolidata la logica del “mercato”, con gare e affidamenti di fatto al ribasso e con meno tutele di quantità e soprattutto qualità delle prestazioni nei servizi, con condizioni peggiori per le migliaia di persone che li erogano, sarà necessaria la mobilitazione e la lotta, con la massima e capillare informazione, nonché il coinvolgimento nelle iniziative a sostegno delle nostre richieste e punti “programmatici” anche della cittadinanza e delle famiglie degli utenti, veri beneficiari dei servizi e attività.

L‘USI ha proclamato fin dal 5 febbraio 2014, lo stato di agitazione cittadino, proseguiranno a maggio le iniziative di mobilitazione e di autodifesa collettiva, chiamando la parte sana della cittadinanza a sostenerne le ragioni e le motivazioni sopra descritte, che mantengono la loro piena legittimità e proposta dal punto di vista di chi lavora ed eroga i servizi quotidianamente, lottando contro il rischio di peggioramenti qualitativi, di numero di persone coinvolte e di rischio occupazionale.                                       

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