lunedì 9 maggio 2011

operatori sociali/USI: contributo alla discussione nazionale

PRIMO CONTRIBUTO OPERATORI SOCIALI USI  AL GRUPPO DI LAVORO DEL 16 APRILE PER GLI STATI GENERALI DELLA PRECARIETA'
– ROMA APRILE 2011

Una professione che scompare

Il lavoro nel sociale vive da diversi anni una progressiva erosione di tutti  gli aspetti che lo compongono, portando a un impoverimento economico e  professionale, nonché normativo e contrattuale degli/lle operatori/trici.  A partire dai tagli operati a livello nazionale - come bene hanno elencato  i/le colleghi/e di Napoli e Bari - che a cascata si riversano sugli enti locali, regionali, comunali e provinciali, si vive una crescente disarticolazione della nostra professione, che apre a circuiti di iper-sfruttamento e a un deperimento dei servizi offerti alla cittadinanza.

Nella nostra esperienza romana di operatori/trici sociali autorganizzati/e ci stiamo rendendo conto che a forza di essere invisibili stiamo scomparendo come compagine sociale riconosciuta e riconoscibile. Logica vuole che i primi a vanificarsi siano i soldi; nelle Coop. romane, infatti, vanno
moltiplicandosi i casi di mancata erogazione dei salari che, da fatto episodico, sta diventando un fatto normale, strutturale, con tutte le conseguenze che questo comporta sia sul piano materiale della sussistenza quotidiana sia sull’idea di sé dei lavoratori e delle lavoratrici. Buste paga già umilianti diventano un’incerta speranza che tutto rimette in gioco, non permettendo un’identificazione positiva e soddisfacente con la propria opera. D’altra parte, la continua dequalificazione professionale (sono circa 15 anni che aspettiamo i corsi regionali e pubblici, OSS, ADEST, ecc.),
oltre ad alimentare un becero mercato privato di dubbi "corsi e titoli", penalizza il lavoro concreto, abbandonandolo all’inventiva personale, quando invece, per la sua natura di assistenza a persone svantaggiate, necessiterebbe di ben altra preparazione culturale e professionale.
Dal punto di vista normativo/contrattuale, oltre ad avere un CCNL tra i più scandalosi in termini di remunerazione e diritti, si è affermato un utilizzo massiccio della contrattazione a progetto che, in sé, nega ogni possibilità di riconoscimento dei diritti e tende a marginalizzare il ruolo dell’operatore e dell’operatrice sociale, rendendolo un mero elemento "tappabuchi" e non un soggetto attivo nella progettazione e nella realizzazione dell’intervento. Il progressivo indebolimento di questi tre elementi (economico/professionale/contrattuale-normativo) sta conducendo alla sparizione della nostra figura professionale (e della funzionalità stessa dei servizi sociali pubblici) che va sempre più sfumando in un inqualificabile e generico “badantato e colfaggio”.

I tagli imposti dal governo centrale sono indice della mancanza assoluta di un progetto e di una politica su scala nazionale che non sia appunto di solo quadro normativo e finanziario.

Ad ogni approvazione di bilancio, il Comune di Roma effettua tagli al sociale pari a a circa il 20%, una erosione che negli anni ha portato a una situazione limite che, oggi, si dispiega nella mancanza di nuovi bandi e progetti e nell’incertezza salariale di migliaia di lavoratori/trici.

Menzogne e inganni

A complicare ancor di più la situazione è il sistema della cooperazione sociale che negli ultimi quarant’anni, si è insinuata, ponendosi quale ponte tra gli enti locali e la cittadinanza. Le Cooperative sociali si inseriscono come soggetti privati, interamente finanziati dal pubblico che, nella stragrande maggioranza dei casi, operano in base alle più elementari logiche di profitto.
Da un punto di vista strettamente economico l’esternalizzazione dei servizi alle Coop costa al Campidoglio 3 volte di più. Per esempio, se un’ora di lavoro di un operatore viene remunerata dalla Coop circa 8 €, quella stessa ora viene pagata circa 20 € dal Comune; il resto del finanziamento pubblico rimane all’interno della Cooperativa o della Associazione in appalto. Senza la mediazione delle Coop, il Comune potrebbe risparmiare fino a 2/3 sul bilancio sociale (in tempi di crisi non sarebbe male!) oppure pagare gli/le operatori/trici sociali il triplo (anche questo in tempi di crisi non sarebbe un cattiva idea!!) o triplicare i servizi offerti alla cittadinanza (!!!).
L’esternalizzazione alle Coop ha dato l’abbrivio alla privatizzazione dei servizi pubblici, creando l’ossimoro del privato-sociale e alimentando la menzogna tutta ideologica della cooperazione.
Le Coop, che ripetiamo sono enti privati che vivono esclusivamente di finanziamenti pubblici, si configurano come elementi parassitari all’interno delle quali crescono piccoli o grandi gruppi burocratici e dirigenziali, non-produttivi e per lo più incapaci, coperti dalle lobbies bancarie, delle centrali cooperative (lega coop, confcoop, agci) o da qualche politicante locale. Alla testa delle Coop è quindi più facile trovare "furbetti di quartiere" che "coraggiosi capitani d’industria" con tutto ciò che ne consegue nelle capacità di gestione aziendale, dell’erogazione dei servizi e della tutela del lavoro.

La menzogna della cooperazione, inoltre, inficia la percezione di sé di tanti/e lavoratori/tici che non si riconoscono quale soggetto di diritto indipendente ma, nel caso dei soci di una Coop, assumono l’ideologia dell’essere "imprenditori di se stessi", identificandosi più con l’azienda che con la propria opera. Si crea così un cortocircuito interclassista nella propria soggettività.

Negli ultimi mesi, infatti, a Roma, stiamo assistendo alla dubbia manovra di una parte delle Cooperative che in nome della «difesa dell’attuale sistema dei servizi» vuole farsi scudo dei/lle lavoratori/trici per ottenere maggiori finanziamenti alle cooperative, le stesse che utilizzano in maniera massiccia la precarietà contrattuale, che non applicano le norme sulla salute e sicurezza né il CCNL e che reprimono la libertà sindacale. È una manovra conservativa di una vera e propria casta parassitaria che inganna ulteriormente i/le lavoratori/trici.


 Autorganizzazione sindacale

Nell’ultimo decennio, tra gli/le operatori sociali di Roma si è andata affermando una componente autorganizzata che, pur con vicende alterne, è riuscita a fornire alcuni strumenti di resistenza. Nel 2000, dopo una lunga campagna unitaria del sindacalismo autogestionario e di base e del
Coordinamento cittadino operatori sociali (Co.Citt.O.S.) si è riusciti a conquistare la delibera comunale n°135, un elemento normativo locale che permette di esercitare un controllo dal basso su alcune questioni che garantiscono un regime di normalità contrattuale, salariale e legislativa
all’interno delle Coop, che può portare fino alla revoca degli appalti all’interdizione per 5 anni dai bandi. Nel 2005 si è ottenuto anche il regolamento attuativo con la delibera consiliare 259 del 2005. Proprio in questi giorni, su iniziativa sindacale dell’Usi, si sta applicando il contenuto pratico della delibera n°135/2000 alla Coop "Obiettivo 2000", alla quale sono stati revocati tutti i pacchetti servizi, con trasferimento dell’utenza presso altre Coop e il completo riassorbimento dei lavoratori e
delle lavoratrici, che dopo anni di indecente sfruttamento, potranno continuare il proprio lavoro sulla stessa utenza in altre Coop più solide o più avvedute, sulle quali si continuerà una "vigilanza autorganizzata".

Ormai le cooperative sociali e gli enti (morali, onlus, se non vere e proprie aziende), anche in forma di consorzio, hanno in affidamento e in gestione esternalizzata, per conto di molte pubbliche Amministrazioni, una serie infinita di servizi, dagli asili nido e scuole dell'infanzia, con la
creazione di un vero e proprio "mercato della prima infanzia" concorrenziale rispetto al servizio pubblico di enti locali, ad attività di orientamento, formazione e assistenza a soggetti e categorie considerate "a rischio", dai migranti, a rom, sinti, fino a situazioni di emarginazione sociale
(Hiv-Aids, tossicodipendenza, alcoolismo, dispersione scolastica e "bullismo", senza fissa dimora), ma con punte di "intervento di eccellenza" come servizi nelle biblioteche o servizi culturali, teatri, università e scuole statali pubbliche. Nessun settore è escluso, sull'asse fondamentale per il capitalismo e per i poteri e gruppi di pressione, istruzione-formazione-collocamento anche della futura forza lavoro e con utilizzo sottopagato e sottovalorizzato delle persone utilizzate in questi servizi e progetti.
La tendenza all'abbassamento dei "costi" dei servizi e del "lavoro" e dell'effetto delle esternalizzazioni, ha un ruolo notevole anche nei servizi socio sanitari, ormai nelle cliniche come nelgi ospedali o nelle AASSLL, come già per gli Enti Locali o la scuola e l'università, una massa crescente di personale non è dipendente pubblico ma è impiegato su servizi sanitari e ospedalieri, con un ulteriore scambio e intreccio tra "prestazione sanitaria" e "merce-prestazione lavorativa".

Nell’ultimo decennio non sono mancate esperienze, sotto varia forma (Cocittos, Rosp, Coord. lav. 3° settore, Assemblea citt. Op. soc. in Lotta), di coordinamento cittadino tra lavoratori/trici che hanno permesso la costruzione di reti di solidarietà attiva e di elaborazione comune. Lontani dal voler "superare" le appartenenze ai diversi sindacati di base o autogestiti o per chi sta nella Cgil ma "in posizione critica", si tenta, dove possibile, di accomunarle in azioni comuni e di mutuo sostegno, su obbiettivi concreti di salvaguardia e miglioramento delle condizioni di lavoro e, quindi, della qualità del servizio. Un processo elementare che può rafforzarsi se insite sul radicamento dell’autorganizzazione sindacale all’interno delle singole Coop. sapendo dar vita ad associazioni di
lavoratori/trici indipendenti e autonome dalle esigenze aziendali e comunali, che agiscano in solidarietà sia a livello cittadino che nazionale, a partire da una piattaforma comune che, per come è stata elaborata nelle assemblee cittadine romane, preveda i seguenti punti:

Contro i tagli della spesa sociale
Contro licenziamenti e precarietà
Per la riqualificazione e la formazione professionale
Per una rete di solidarietà tra i lavoratori e le famiglie che usufruiscono dei servizi
Contro ulteriori esternalizzazioni e privatizzazioni
Contro lo sfruttamento e la repressione dei "padroncini" delle Cooperative
Per le libertà sindacali e la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro

Questi alcuni spunti e riflessioni, ci riserviamo di svilupparne ulteriori nelle sedi di confronto o plenarie sulle questioni "Lavoro sociale in tempi di crisi", "Situazione romana e nazionale",
"Cooperative...cioè imprese", "forme di autorganizzazione sui posti di lavoro, nei territori, reti di collegamento e informazione" "I punti infolavoro e diritti"

Documento delle Rappresentanze sindacali aziendali e coordinamenti dell'Unione Sindacale Italiana.

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